Non è che per caso hai paura della felicità?

felicitàSe vuoi attrarre la persona giusta per te devi avere bene chiaro in mente che cosa significa per te essere pienamente felice e anche come puoi realizzare la tua felicità.

E, soprattutto, non devi avere paura di essere felice.

Di quanto sia importante, per essere attraente, il fatto che tu sappia con certezza che cosa desideri per te, parlo ampiamente qui sul blog e nei miei percorsi.

Oggi voglio aggiungere ulteriormente delle considerazioni.

So benissimo che il fatto che abbia scritto “non devi avere paura della felicità” ti ha suscitato molto perplessità del tipo: “Ma che cosa stai dicendo, Ilaria?! Ma come è possibile avere paura della felicità? Tutti la desideriamo la felicità!”.

Così credi che sia, ma non è proprio come credi o come comunemente si crede.

Intanto faccio una premessa importante: molti sono infelici senza avere una relazione (e pensano che sia soprattutto a causa di quello). Molti sono infelici avendo una relazione (e proprio a causa della relazione).

Sappi che non puoi essere felice e avere una relazione infelice; è anche molto difficile che tu sia infelice e abbia una relazione felice.

Di certo puoi essere felice e avere una relazione felice. E, con altrettanta certezza, puoi essere felice senza avere una relazione.

Calma: so benissimo che tutte queste affermazioni risultano provocatorie…

Quello che tengo a dire è che devi essere felice per avere una vita felice e una relazione felice.

Ma andiamo avanti e arriviamo al punto.

In un post di qualche settimana fa,  affermavo che alcune persone si “perdono per strada” nel loro percorso personale anche perché sono terrorizzate dalla felicità, dall’idea di raggiungere quello che vogliono davvero.

E FrancescaChiara, una lettrice, in un suo commento, mi esprimeva le propre perplessità: “Qui mi hai perso! ovvero, non ti seguo. Come può la felicità terrorizzare? [tra l’altro dovremmo definire felicità]. Come posso essere spaventata dal raggiungimento di ciò che voglio? Intendi dire che ci fa paura poi l’idea di poter perdere quello che abbiamo raggiunto? A tal punto da farci paralizzare da questa paura e non provare nemmeno ad essere felici?”

Io  ho dato una risposta e ho promesso di occuparmi ancora del tema. La mia risposta si concludeva con queste parole: “Le questioni che poni tu (paura di raggiungere la felicità intesa come paura di perderla), in effetti, sono tra quelle che compongono la “paura della felicità” di cui parlo, ma non sono le uniche. Ve ne sono di molto più sottili…
Quanto alla definizione di “felicità” ti suggerisco di non perderti in eccessivi distinguo (a che ti servono?). Per me, in questo senso felicità significa vivere la vita che vuoi veramente.”

Oggi in questo post ti voglio esporre quelle che sono alcune delle ragioni “sottili” della paura della felicità, che accomunano molte più persone di quanto tu possa lontanamente immaginare.

La prima è una “non-abitudine alla felicità”, una scarsa dimestichezza con il concetto di felicità: la felicità, nel nostro mondo, è considerata una sorta di “tabù”, di tema scottante, quasi pruriginoso. Non a caso anche FrancescaChiara, forse temendo di essersi lasciata andare, ha subito messo i puntini sulle “i” e ha aperto la parentesi: “dovremmo definire felicità”.

E’ stato un modo  come un altro per dire: “andiamoci piano, rallentiamo, stiamo toccando un tema spinoso… la felicità…”.

A te, che sensazioni strane provoca quella parola? Il tuo corpo ti sta mandando segnali di disagio mentre mi leggi?

Sui giornali, in tv, sui libri, in internet ormai si parla di tutto, spesso a sproposito e con una libertà che sfiora la licenza. Ancora qualche decennio fa era scoveniente pronunciare la parola “piedi” in pubblico (si usava il termine “estremità”), ora se non si nominano con disinvoltura e in continuazione parti anatomiche con funzioni specifiche o funzioni fisiologiche varie (e il loro esito), non si “buca il video”, “non si lascia il segno”.

E quando un personaggio famoso, ricco e di successo viene intervistato non tralascia particolari della sua vita intima (l’età della sua prima volta; quella della sua prima volta con un persona del sesso opposto, quella della sua prima volta con una persona del suo stesso sesso, quella con tutte e due insieme ;) etc.), ma alla domanda classica: “Sei felice? Tutto quello che hai e che fai ti dà la felicità?”, di colpo si imbarazza e biascica cose insensate.

E anche questo genere di personaggi, molto spesso, si attacca come se fosse un salvagente, alla precisazione di FrancescaChiara: “dovremmo definire felicità”. E già. Dovremmo…

Ci hai mai fatto caso?

E’ come se, ogni colta che io dico che la mia mamma fa le lasagne più buone del mondo, qualcuno mi correggesse: “Definiamo cosa significa lasagne buone…”. Ma te lo vedi?!

Desideri il rapporto della tua vita e vuoi scoprire il modo giusto per far innamorare un uomo e costruire con lui una relazione sana, serena e che duri nel tempo? Ecco il precorso che ti guida passo passo nella realizzazione di una vita di coppia sana e appagante, dal primo incontro fino alla convivenza

Il concetto di felicità è considerato un ambito di competenza dell’alta filosofia. Oppure viene svilito e sminuito.

Ci sono alcuni stati di Facebook che a me davvero impressionano: “Oggi è venerdì. Sono felice perché tra due ore smetto di lavorare.”. O: “Sono proprio felice! Hanno finalmente dato la multa alla mia vicina di casa che parcheggia in divieto. Ben le sta!”

La felicità: ma che roba è?

Quando ero piccola io – e credo anche adesso – le famose favole piene di principi e di principesse erano fitte di vicende complicate e dolorose. Le seguivi passo passo con ansia e partecipazione e quando le grane si risolvevano e volevi sapere che cosa sarebbe successo d’ora in avanti (il bello stava per incominciare!), tutto si chiudeva con la frase “e vissero felici e contenti”.

Ma che cosa significa?

Io da bambina me lo chiedevo sempre e spesso lo chiedevo anche a chi mi era vicino.

I telefilm e i film di grande successo hanno tutti la stessa struttura: la trama si basa su alcuni problemi da risolvere e ostacoli da superare.

Poi c’è il lieto fine, che in realtà è solo l’inizio: ma la storia, appunto, finisce.

Che cosa c’è di così misterioso nell’essere felici e contenti? Che cosa c’è di così indicibile nella felicità da non poterlo spiegare chiaramente?  :)

E a casa, in famiglia, a scuola il tema felicità non se la passa molto meglio. Nemmeno tra amici e neanche in coppia. Non se ne parla. Si cala un velo di silenzio, di vergogna, di timore.

La seconda ragione che spiega la paura della felicità è il fatto che pochissimi sanno che cosa sia la felicità per loro. Non sanno definirla, descriverla. Non sanno che cosa li rende davvero felici.

Cioè: se tu temi la felicità forse è anche perché non sai che cosa sia la felicità per te. Non hai provato a definirla, non ci riesci, hai qualche difficoltà in quella direzione. Fatichi a immaginarla e a calarla nella realtà della tua vita.

Forse credi che sia troppo grande, impegnativa, difficile per te: immaginarla ti fa pensare di dipingere la Cappella Sistina. E come fai?

E’ come se tu pensassi che è una cosa “tanto gigantesca” da non poter essere contenuta nemmeno dalla tua immaginazione.

Questa ragione deriva direttamente dalla precedente: non essendo abituate a “parlare”, a “esprimersi” in termini di felicità e di soddisfazione individuale, le persone non ci “mettono su la testa” e nemmeno il cuore.

Per cui hanno grande dimestichezza con quello che non amano, che non li rende felici, che li fa star male – di quello sanno parlare nei minimi dettagli, lo sanno descrivere, lo “maneggiano” per bene (anche se presenta sempre delle incognite insospettabili) – ma faticano a definire la loro propria felicità.

E questo ha una serie di conseguenze interessanti…

Oggi mi fermo qui.

Di carne al fuoco ne abbiamo messa in abbondanza. Tu “cuocila” con i tuoi tempi e nei modi che preferisci.

Io esco a farmi una passeggiatina nella Milano del venerdì sera, che si prepara alacremente al weekend.

Lasciami i tuoi commenti con opinioni, sensazioni, provocazioni ;) .

Cordialmente

Ilaria

Come fare innamorare un uomo e tenerselo (Anteprima)
Desideri il rapporto della tua vita e vuoi scoprire il modo giusto per far innamorare un uomo e costruire con lui una relazione sana, serena e che duri nel tempo? Ecco il precorso che ti guida passo passo nella realizzazione di una vita di coppia sana e appagante, dal primo incontro fino alla convivenza

Lascia un Commento!

208 Commenti

  1. Avatar di Marcello Marchese

    Marcello Marchese 14 anni fa (29 Gennaio 2011 1:52)

    Bell'argomento quello della felicità e sempre attuale, personalmente ritengo che la felicità sia il non accontentarsi, sia nelle relazioni che nel lavoro, di qualcosa che non ci soddisfa pienamente. Molti si domandano perché non sono felici ma non hai mai messo per iscritto come dovrebbe essere la loro vita affinché lo sia. Ovviamente non esiste la "felicità assoluta" cioè uno stato in cui si cammina con un sorriso a 32 denti ogni secondo della propria vita. Ma almeno le nostre scelte, quelle dovrebbero puntare verso i nostri obietti. Marcello
    Rispondi a Marcello Marchese Commenta l’articolo

  2. Avatar di Andrea

    Andrea 14 anni fa (29 Gennaio 2011 10:43)

    E' vero Ilaria, l'ignoto fa paura. Con cio' vorrei dire che, ilfatto che noi ne sappiamo piu' di malessere che di benessere, il fatto che, anche nel vocabolario di un italiano medio siano presenti molti piu' vocaboli che hanno a che fare con termini depotenzianti, che richiamano stati d'animo poco produttivi, e' perche' la felicita', prevedere cioe' che le cose possano andare molto meglio di quanto possiamo immaginare, è un ignoto, un qualcosa che da bambini ci hanno, come hai detto giustamente, tenuti alla larga. Il motivo? E' molto semplice: la paura delle conseguenze. Un altra causa che puo' determinare l'infelicita' e' che ci viene detto che per raggiungere un obiettivo dobbiamo essere disposti a una grossa quantita' di stress, a volte anche di frustrazioni etc, ma arrivati all'obiettivo, la felicita' e' sicuramente garantita perche' abbiamo ottenuto quel risultato li'... La mia opinione a riguardo e' che sembra che abbiano capito ben poco su cosa significhi realmente educarci alla felicita'... E' chiaro che un obiettivo richieda tempo, energia, qualche volta frustrazioni etc., ma quantomeno parliamone in termini di opportunita' di crescita piuttosto che generalizzare con termini che, naturalmente, ci facciano cambiare idea e magari cercare un obiettivo diverso da quello che ci eravamo prefissati, dicendo frasi da "pessimisti ma realisti" come: "Guarda, per ora passerai periodi di stress, di frustrazioni, ma dopo godrai dei risultati che avrai ottenuto... Vi sembra un modo di motivare? La mia domanda, a questo punto, suona: "E' sempre cosi'?" Cioe' e' sempre vero che quanto piu' ti stressi, quanto piu' passi periodi poco edificanti nel raggiungere il tuo obiettivo, tanto piu' potrai godere dei risultati? E se cio' che si ricorda dopo, invece che focalizzarsi sul presente riguarda il fatto che abbiamo attraversato dei momenti stressanti e frustranti tanto da sentirne il peso anche una volta raggiunto questi risultati? In tanti si pensa che avere successo significhi essere di successo (che e' un po' il discorso che essere felici dipenda dal raggiungimento di un obiettivo), quando invece bisogna essere noi per primi a meritarci quel successo... Per quanto mi riguarda, l'educazione alla felicita' dovrebbe consistere nell'insegnamento di una materia, anch'essa ignorata o poco considerata: la motivazione, perche' la verita' e' che, a partire da noi stessi, in gran parte di noi siamo dei perfetti demotivatori. Anzi ci hanno educati alla demotivazione... perche'? Perche' ovviamente, essere demotivatori significa essere realisti, e siccome per molti la felicita' significa incoscienza, allora, secondo queste persone, e' molto meglio essere dei demotivatori ma realisti piuttosto che felici ed incoscienti. Andrea
    Rispondi a Andrea Commenta l’articolo

  3. Avatar di roberta

    roberta 14 anni fa (29 Gennaio 2011 12:04)

    Ciao Ilaria, io credo di essere una di quelle poche o tante persone che ammettono tranquillamente di essere terrorizzati dalla felicità..hai mai sentito dire " essere felice? No, grazie, mi accontento della serenità" e questo solo per ridimensinarne il signidficato e il ruolo...ma certo che fa paura la felicità, come l'intenso dolore, perchè sono gli estremi che fanno paura essendo noi tutti abituati forse a vivere mediocremente e a considerare la via di mezzo come ciò che non destabilizza all'eccesso...sono contenta ma non troppo, soffro un po' ma non troppo. E poi, come giustamente hai detto, lamentarsi, essere vittime, sentirsi "maledetti" dalla vita e maltrattati è consolatorio, è paradossalmente un volersi coccolare per non attribuire davvero a se stessi le responsabilità della propria vita. Io, nel mio tortuoso e complesso percorso di crescita personale, sto provando a ribaltare il pensiero e a partire dal positivo...non raccontando i miei acciacchi, non lamentandomi in continuazione, provando a sorridere un po' di più e trasmettendo vibrazioni positive...e a smettere di sentirmi in colpa se in una data giornata, ho tralasciato di ricorrere ai miei soliti loop negativi che erano diventati come un mantra. Pensa te cosa può fare la mente umana...ti senti in colpa di aver passato una giornata con la mente un po' più sgombra, avendo regalato un sorriso e senza esserti autocommiserata per non avere tutto quello che desideri...incredibile, come aver dimenticato la preghierina della buona notte. Sto imparando che davvero forse è tutto più semplice di quello che è sempre stato, forse basta ritrovare il fanciullino che eri, quello che sapeva cosa lo faceva stare male e bene, e se ne allontanava o se ne avvicinava. E poi basta con i chiodi fissi...sono sola, lo sarò per sempre, non mi paice il mio lavoro ma mi merito solo questo...e sai perchè? Al di là dell'atteggiamento fastidioso che comportano questi pensieri e parole, la verità è che anche raggiungendo questi obiettivi, se non cambi tu, se davvero non diventi una persona consapevole di ciò che vuole, continuerai a lamentarti perchè troverai altre "carenze" come causa della tua infelicità...
    Rispondi a roberta Commenta l’articolo

  4. Avatar di Bice

    Bice 14 anni fa (29 Gennaio 2011 12:25)

    Ciao Ilaria e buon w-e per cominciare! Dunque, ti faccio i miei complimenti, perché hai trattato in modo divertente un tema spinoso che solleva questioni importanti e difficili. Sì, io so benissimo cosa vuole dire avere paura della felicità e conosco molti sentimenti negativi che le ruotano intorno: paura di perderla - come diceva FC - dubbio che non sia vera felicità quella che si vive, sensazione che prima o poi tutta questa felicità andrà "pagata"... Quanto al definirla, beh, su questo ho meno problemi. Quando sei felice lo senti. E basta. Poi a volte puoi scoprire che ti eri solo illuso, che non era come pensavi tu... ma intanto sei stato felice, no? Conosco persone che pensano che la felicità sia un picco e che bisognerebbe puntare al benessere quotidiano e basta. Sai però io ogni giorno trovo motivi di felicità, motivi per sorridere... credo che se dovessi segnare su un quaderno tutte le volte che nel corso delle mie giornate provo picchi di felicità finirei presto il quaderno. Mi dà felicità il mio lavoro, mi dà felicità comprare un libro o un vestito, cucinarmi qualcosa, tornare nella mia casa, incontrare e sentire gli amici, una buona conversazione e mille altre cose che costellano la mia giornata. Faccio la vita che ho sempre desiderato. Non è sempre stato così, ma è così da qualche anno. E sono felice. Sì, non saprei come altro definirmi. A volte sentire questa felicità non è stato facile. La appannavo con paure sul futuro e domande su domande. O coi ricordi del passato. Ma se vivo, invece, non posso che definirmi felice. Ultimamente su questo blog l'ho fatto spesso. Sono più felice da quando ho messo da parte quello che mi impediva di godermi davvero il mio stato presente. E da lì è venuta altra felicità. E tutto, ogni aspetto della mia vita, ha cominciato a funzionare meglio... lavoro, famiglia, relazioni, il mio stato di salute! Quindi che penso di ciò che scrivi? Che essere felici è la condizione per avere relazioni felici, come dici tu. Che la felicità porta felicità. Che la felicità è uno stato interiore che ti permette di guardare col sorriso anche alle situazioni difficili, agli imprevisti. Che se capitano un po' meno di prima, però capitano comunque... solo che tu sai come far fronte. O, meglio, ti toccano meno. Io credo di essere per natura una persona ottimista. C'è una cosa che tutti mi sentono dire spesso e che mi dicono... che sono una persona fortunata. Ripeto sempre che la fortuna va saputa cercare. A me viene naturale. E, in generale, credo di essere fatta per essere felice, di avere un meccanismo interno che lì mi porta. Se non lo sono, quando non lo sono, è perché mi frego con le mie mani. Ed è successo. Il segreto forse sta nel capirlo e saper reagire. Accorgersi, essere consapevole. E consapevoli anche dei propri bisogni, di ciò che può dare la felicità. Ognuno ha le sue fonti di felicità, le cose che lo fanno stare bene o male. E possono anche essere molto diverse, ma ciò che conta e che ognuno conosca le sue. E le insegua... o che sappia prenderle quando gli passano davanti. Tempo fa si parlava di comunicazione tra persone che si amano, delle cose che bisognerebbe dirsi riguardo l'amore... ricordi? Ne parlavo con FC. Ultimamente la cosa che io e il mio amante ci diciamo più spesso è la nostra felicità. Per come vanno le cose tra noi e non solo, anche in generale nelle nostre vite. Siamo entrambi persone ottimiste, "cariche" come si dice dalle mie parti. Ieri un collega di lavoro parlava di me con un altro collega, in mia presenza, e diceva: "non ho mai visto una persona più felice di lavorare, più soddisfatta, che trovi così tanto piacere nel lavoro". Il collega ha confermato. E io ho precisato: "io sono così, faccio le cose che mi piacciono, che sognavo, che mi fanno stare bene. E sono felice, in questo come in altri aspetti della mia vita". Ed ero felice anche di essere lì con loro, a pranzo con loro. A volte la felicità mi fa ancora paura... quando è tanta. La felicità è vasta per me, la trovo in tante cose. Definirla bene non so. Ma forse mi sono sempre anche chiesta poco cosa fosse. Forse perché la conosco, mi appartiene da sempre. Che dire Ilaria? Sono felice, lo ero ieri, lo sono ora mentre ti scrivo e lo sarò più tardi. Essere felice, 24 ore su 24, è il mio stato naturale, normale. L'infelicità per me è un evento più raro e passeggero, come una nube che oscura temporaneamente un cielo sempre limpido. La nube è fatta magari di paura, ansia o rabbia, raramente dolore (ma forse spesso lo sfogo in rabbbia)... però è solo una nube. La mia vita ha avuto qualche difficoltà, ma se mi chiedi che vita sia stata ho una sola parola: "felice". Ed è più felice ogni giorno che passa. Perché mi conosco meglio e so darmi più cose che mi fanno felice... e scacciare più in fretta le nubi. Beh, scappo al lavoro, ancora stamattina. Poi mi attende un pranzo in famiglia. Poi comincia il mio w-e, vedrò gli amici, mi prenderò cura di me e della mia casa. Come potrei non essere felice di vivere, semplicemente di vivere questa giornata? E domani sarà la volta dell'uomo felice :-) Un bacio
    Rispondi a Bice Commenta l’articolo

  5. Avatar di Umberto

    Umberto 14 anni fa (29 Gennaio 2011 12:45)

    Gran bel post Ilaria, come al solito direi. Hai toccato un argomento importante secondo me, la nostra infanzia. Da piccoli tutti - indistintamente dal sesso - abbiamo visto cartoni quali "Cenerentola", "Biancaneve e i 7 nani", "La bella addormentata nel bosco" e via dicendo. Questi stupendi film animati, pur avendo una diversa trama, avevano sempre lo stesso significato e tramandavano il medesimo messaggio: lo stereotipo della bella fanciulla che sposa il principe azzurro. Crescendo abbiamo probabilmente sviluppato in maniera inconscia questo insegnamento, continuando a ricercare chi la principessa chi il principe: e questo sia negli altri sia soprattutto in noi stessi. Da quì anche la cultura del perfezionismo e dei continui ritocchi che "fermano" l'età. Con questo non voglio dire che sono stati solo i cartoni ad influenzarci, però penso che ci abbiano inculcato un certo tipo di educazione e di mentalità. Personalmente preferisco di gran lunga cartoni moderni come ad esempio Shrek, Up oppure la serie dei Simpson; oltre a essere molto più divertenti trasmettono un messaggio che è l'esatto opposto e ci fanno sentire più a nostro agio con noi stessi. Concludo con una delle poesie più belle e vere che siano mai state scritte. La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre ogni limite. E' la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più. Ci domandiamo: "Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?" In realtà chi sei tu per NON esserlo? Siamo figli di Dio. Il nostro giocare in piccolo non serve al mondo. Non c'è nulla di illuminato nello sminuire se stessi cosicchè gli altri non si sentano insicuri intorno a noi. Siamo tutti nati per risplendere come fanno i bambini. Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi. Non solo in alcuni di noi: è in ognuno di noi. E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, inconsapevolmente diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso. E quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri. NELSON MANDELA
    Rispondi a Umberto Commenta l’articolo

  6. Avatar di elly

    elly 14 anni fa (29 Gennaio 2011 12:46)

    Buon giorno Ilaria, leggendo il tuo articolo, effettivamente ho provato una strana sensazione di disagio.. Un disagio che provo tutt'ora mentre scrivo. Sto tentando di osservare questo disagio per cercare di coglierne l'essenza. E' come se.. mi mancasse qualcosa. Credo che quel che ci rende "infelici" è spesso la sensazione forte che ci manchi un qualcosa di essenziale, la cui mancanza genera un vuoto che sembra essere ben localizzato in un punto ben preciso dello stomaco. Personalmente, definirei la mia ideale felicità, come quella condizione nella quale io sia in pace con me stessa, appagata da quello che la vita mi offre qui e ora e tesa verso obiettivi progressivamente posti lungo il mio cammino, da raggiungere con fiducia nelle mie capacità (una fiducia acquisita anche alla luce della mia vita pregressa). Tento di spiegarmi meglio. Immagino la mia felicità come una costante tensione tra l'appagamento per ciò che la mia vita semplicemente è (comprendendo ciò che ho di base - vedi famiglia, amici, conoscenti), le esperienze maturate e gli obiettivi raggiunti coi miei sforzi(da cui trarre gli insegnamenti utili sulla realtà fuori e, soprattutto, dentro di me, per conoscermi meglio) e gli obiettivi che ho deciso di raggiungere e che decido di raggiungere ogni giorno, dai più piccoli a quelli più importanti. La tensione di cui parlo però, dovrebbe essere una sorta di equilibrio tale per cui io riesca a trarre le basi per stare bene nel mio presente senza vivere le prospettive future con ansia. Un tensione necessaria onde evitare che un appagamento totale generi poi il bisogno di "altro", che inevitabilmente si rifletterebbe poi in una nuova sensazione di vuoto da colmare. La mia idea attuale di felicità sarebbe sintetizzabile nella capacità di stare bene con me stessa, essere la miglior compagna di me stessa, senza proiettare la ragione della mia felicità o infelicità al di fuori di me. Ciò che mi circonda è un contorno che dà colore forse ad un essenza che è già dentro di me e che devo sviluppare nella sua massima espressione. Spero di aver reso bene l'idea di ciò che intendo. ;-) Una buona a tutti...
    Rispondi a elly Commenta l’articolo

  7. Avatar di Riccardo

    Riccardo 14 anni fa (29 Gennaio 2011 18:20)

    La felicità è l'essere contenti di sè stessi, del proprio lavoro, del fatto di esserci. E' sentirsi bene dentro e gustare una giornata di sole, è l'aver chiacchierato piacevolmente con qualcuno e sorridere guardando un anatroccolo che cerca di cacciare una fastidiosissima mosca, è l'esser fiduciosi nel futuro vedendo che il presente è positivo, è il viaggio verso casa sapendo che t'aspetta un piatto di trippa e fagioli. La felicità sono tante piccole cose, tanti piccoli momenti che intervallano la vita. La felicità è uno stato d'animo e quindi non può derivare da oggetti fisici. E le persone infelici spacciano il loro benessere materiale per felicità cercando di distruggere la felicità altrui, perchè trovano ingiusto che gli altri possano avere ciò che loro non possono comprare.
    Rispondi a Riccardo Commenta l’articolo

  8. Avatar di elisa salsa

    elisa salsa 14 anni fa (29 Gennaio 2011 19:40)

    Felicità è sapere ciò che si vuole e che ci fa stare davvero bene e agire, poi, di conseguenza per raggiungerlo, ogni giorno. Credo anch'io che non esista la felicità assoluta, intesa come "Paradiso dell'Eden" senza problemi e osatacoli da superare. Felicità è innanzitutto benessere, uno stato di tranquillità interiore e di buona percezione di se stessi; felicità è, ovviamente, anche il risultato della soddisfazione, una volta che obiettivi importanti sono stati raggiunti. Io, personalmente, ho sempre identificato la mia felicità nella presenza di punti di riferimento (amici, affetti, lavoro..), nel sentirmi serena e in pace come stessa, nella capacità di affrontare il quotidiano con coraggio e intraprendenza. Una relazione amorosa, purtroppo, non è sempre sinonimo di felicità, se la persona con cui si sta non ci rende totalmente felici, nel senso di sentirci sereni, sicuri, appoggiati dall'altro. Mi è capitato, quand'ero in coppia, di scambiare per felicità reale quella che, al contrario, era solo suggestione ma, purtroppo, in quel periodo non mi ascoltavo "abbastanza": il coinvolgimento e l'attaccamento che avevo per l'altro mi rendevano "sorda". Ora sono felice anche per questo: aver imparato tante cose importanti riguardo all'amore, riguardo a me...e che spero saranno un "tesoro prezioso" in futuro..
    Rispondi a elisa salsa Commenta l’articolo

  9. Avatar di Riccardo

    Riccardo 14 anni fa (30 Gennaio 2011 1:42)

    Leggendo i vari commenti, sembra si possa tirare una conclusione: la felicità è stare da soli. Oppure ho, sicuramente, capito male? . @ Andrea L'educazione alla demotivazione, infelicità, etc, ha uno scopo ben preciso: creare una massa di persone paurose pronte a farsi comandare dal primo ........ che passa. Difatti, la nostra "civiltà del benessere" crea in realtà malessere, quindi infelicità. Perchè? Cosa succede quando stai bene in tutti i sensi? Sei ricettivo, capisci al volo, percepisci anche oltre l'apparenza. La persona infelice, invece, essendo piena di preoccupazioni, problemi, guai, ha il cervello troppo impegnato in altro per sentire il mondo che lo circonda. Ergo, quella persona è debole, pronta da essere manipolata. E questa persona viene convinta a possedere sempre di più per colmare la sua infelicità, anche se, come detto nel commento precedente, la felicità non può essere sostituita da beni materiali. E dato che la nostra civlità si basa sul consumo, si può dire che l'infelicità, quindi, è il combustibile di questa civiltà.
    Rispondi a Riccardo Commenta l’articolo

  10. Avatar di roberta

    roberta 14 anni fa (30 Gennaio 2011 10:12)

    @riccardo: la felicità non è stare da soli ma è stare bene con se stessi, che significa stare bene sia quando si è da soli che in relazione con gli altri e qui non parlo dell' dall'avere o no una relazione di coppia ma parlo della qualità del tempo passato con gli amici, gli incontri casuali, i rapporti con i colleghi...quindi essere interdipendente con le altre persone, nè dipendente, nè indipendente...
    Rispondi a roberta Commenta l’articolo

  11. Avatar di Andrea

    Andrea 14 anni fa (30 Gennaio 2011 11:16)

    @Riccardo, ottime osservazioni! :-D Sai cosa stavo pensando? Per te la felicita' potrebbe essere quella di lavorare come scrittore, piuttosto che come ragioniere ;)... Ritornando in argomento: hai ragione, la nostra societa' si basa sul consumismo, e percio' e' illusa del fatto che piu' le persone possiedono (in termini materiali, di successo etc.) piu' sono felici. Proprio qualche giorno fa, ascoltavo un documentario di Piero Angela che avevo sul pc, che parlava dell'Africa, e cio' che personalmente mi ha incuriosito e' quanto gli Africani, abbiano ben radicato il senso dell'economia e per quanto siano poveri riescono a trovare la felicita in cio' che gia' possiedono, mentre nei nostri Paesi tecnologici, abbiamo tutto eppure non ci accontentiamo di niente. Una soluzione? Potrebbe essere intanto quella di educare la popolazione all'uso della tecnologia, in modo che possiamo trarre molto di piu' di quanto in realta' pensiamo, senza dover trovarci a comprare l'ultimo modello dell'apparecchio in questione... Ora, stabilito che la societa' dev'essere educata in questo senso, da chi dovrebbe partire l'educazione? Chi dovrebbe impartirla, dato che ho poca fiducia del sistema scolastico e non tutti noi abbiamo mai sentito parlare di corsi di formazione o, se ne abbiamo sentito parlare, per un motivo o un altro non possiamo frequentarli? Naturalmente questa informazione genuina di cui stiamo discutendo in questo blog e' ovvio che non potra' mai partire dalla TV, e comunque non tutti che la guardano hanno voglia di farsi un esame di coscienza domandandosi in che modo puo' singolarmente contribuire al benessere di questa societa'... Le domande a volte sono scomode, e siccome la nostra societa' , oltre a essere basata sul consumismo, ahime' e' abituata (fin troppo abituata) alla comodita', a maggior ragione certe domande sono diventate tabu', perche' minano questo secondo valore, ovvero la comodita'. Ilaria, che sistemi suggestivi ci suggerisci? ;) Ho capito forse una cosa fondamentale: per uscire da questa comodita', la popolazione ha bisogno di continue suggestioni. Andrea
    Rispondi a Andrea Commenta l’articolo

  12. Avatar di Marco Galeazzi

    Marco Galeazzi 14 anni fa (30 Gennaio 2011 11:46)

    Non non ho nessuna paura di essere felice. Voglio esserlo e basta, è il principale obiettivo di vita che mi sono posto e che intendo perseguire con il mio senzo di consapevole responsabilità.
    Rispondi a Marco Galeazzi Commenta l’articolo

  13. Avatar di Giusy

    Giusy 14 anni fa (30 Gennaio 2011 12:55)

    la felicità per me, è un desiderio inconscio di raggiungere qualcosa che sappiamo che è irraggiungibile, e cerchi in tutti i modi di farcela, durante questo percorso sei sempre alla ricerca continua di costruirla e quando infine sei arrivata...ecco, il piacere dura un istante e poi svanisce. Subito dopo ti ritrovi incerta e infelice, di nuovo in corsa per ricercarla e raggiungerla....insomma è una chimera! E' una continua corsa ad ostacoli, c'è e non c'è.
    Rispondi a Giusy Commenta l’articolo

  14. Avatar di Luigi

    Luigi 14 anni fa (30 Gennaio 2011 13:53)

    Credo che il raggiungimento della felicità in buona sostanza dipenda quasi esclusivamente da noi stessi. Infatti sono le emozioni e gli stati d'animo che proviamo a renderci felici o infelici. Le emozioni e gli stati d'animo sono spesso il risultato dei nostri pensieri, quindi è facile dedurre che alimentare pensieri positivi porta alla felicità, mentre alimentare quelli negativi porta all'infelicità. Io sto sperimentando questo nella mia vita...quando penso positvo mi sento al settimo cielo anche se sono da solo! Complimenti per l'interessante articolo. Ciao...
    Rispondi a Luigi Commenta l’articolo

  15. Avatar di lele

    lele 14 anni fa (30 Gennaio 2011 14:25)

    difficile raggiungere la felicità per me almeno per ora..quando hai deciso di prendere in mano la tua vita di lasciare il vecchio lavoro e ti trasformare la tua passione in una nuova attività lavorativa...e con la crisi economica non riesci a tirar avanti se non con lavori interinali..difficile essere felici...e quindi aprirti a nuove storie, ad innamorarti..se poi quando devi uscire con lei devi stare attento a non spendere i soldi..difficile...essere felici...
    Rispondi a lele Commenta l’articolo

  16. Avatar di Rosi

    Rosi 14 anni fa (30 Gennaio 2011 14:35)

    Beh, che dire? Io sono una persona che quando è felice probabilmente non se ne accorge nemmeno: pessimista fino al midollo osseo. L'essere felice è "farsi scivolare di dosso tutta la negatività"?? Uhm...Mi crea dello sconforto perché mi pone il problema di "come fare"...quindi non sarei esattamente serena nemmeno lì... Poi la vita è una favola: passi l'esistenza sognando il principe o la principessa PERO' te lo devi sudare. Nel momento in cui l'hai ottenuto...eh! Nessun manuale d'istruzione... Affari tuoi, cicci...(..e vissero felici e contenti...sì, ma poi cosa fanno?????) Bella roba.. E' ovvio che ti viene il "panico da felicità". C'è anche "l'essere felici di noi stessi". Chi si conosce fino in fondo sa benissimo di starsi antipatico per delle piccolezze che gli altri non vedranno mai... Suvvia: non venite a raccontarmi che vi piacete al 100% e che quello che non vi piace lo accettate! Non avreste nemmeno il bisogno di dire che state bene con voi stessi: è solo auto convinzione, per come la vedo io (e sbaglio mille volte su cento). Quindi uno come si gestisce? Che deve fare per essere felice a modo suo? (è ovvio che una persona non potrà mai essere felice allo stesso modo di un'altra...) La felicità va intesa come piacere personale? Come appagamento materiale? Spirituale? Come servilismo? Mamma mia che caos! La felicità è quindi da allegare ai sorrisi? O viceversa? E la tranquillità non è felicità? E' sempre "aiutare gli altri" o rende felici anche "l'essere aiutati"? Io sono felice quando il mio cane viene a salutarmi appena rientro a casa, ma ci sono mille altri giorni che non mi rende tale. Allora mi viene da pensare che sia tutto un circolo vizioso: se sono allegra allora tutto è più "rosa" mentre se c'è qualcosa che mi turba, tutto è più "blu" (W Picasso!!!). Se sei felice dentro allora vedi l'ambiente che ti circonda in modo più positivo. Ci sta. Ok. Ma non può essere il contrario? Non può succedere che sia l'ambiente i cui si vive che ti rende scontento o meno, a priori, facendo pressione sul tuo io interiore? uhm...
    Rispondi a Rosi Commenta l’articolo

  17. Avatar di Eleonora

    Eleonora 14 anni fa (30 Gennaio 2011 14:39)

    per ora,ho letto solo alcuni commenti: felicità=star bene con se stessi. in estrema sintesi. se poi c'è qualcuno(veramente speciale)vicino,tanto meglio. io,la penso così. oggi,relax totale per me,tra faccende domestiche varie e contestualmente elettrostimolatori e cavigliere che mi aiutano a tenermi in forma mentre faccio altro...musica di sottofondo...silenzio interiore...meditazione...pace e tranquillità...non desidero altro. :) appena termino,riprendo a leggervi... ;)
    Rispondi a Eleonora Commenta l’articolo

  18. Avatar di Maruska

    Maruska 14 anni fa (30 Gennaio 2011 14:39)

    Ciao Ilaria, era da tanto che aspettavo questo post! Ce l'avevi anticipato nei commenti di un altro post e finalmente eccolo qua! Confesso che sono rimasta un pò delusa.. Mi aspettavo un approccio più approfondito al tema "paura della felicità" e invece ho trovato il discorso superficiale. Tu hai ridotto il tutto a: "Felicità, questa sconosciuta". Invece ho riscontrato, anche pessimisticamente, che ci sono molte più persone felici intorno a noi di quanto crediamo, non siamo sintonizzate a vederle, enfatizziamo quelle che si lamentano per sentirci meglio, per pensare "non dovrebbero lamentarsi".. Però poi tutti a guardare programmi tv in cui si enfatizzano casi umani e tragedie. Fondamentalmente perchè noi VOGLIAMO vedere queste cose, sono rassicuranti, ci fanno sentire meglio con noi stessi, altrimenti spegneremmo la TV per andare a guardare i fiori all'orto botanico o altre bellezze che il mondo ci offre! Noi non siamo zombie ipnotizzati, abbiamo una scelta, sempre, e mamma TV ci nutre di quello che la maggioranza vuole. Michelle Hunziker, per esempio, ha dichiarato in più di un'intervista televisiva/radiofonica che "la felicità è una scelta, la felicità è dentro di noi, basta farla emergere senza paura". La quoto appunto perchè lei è un personaggio "famoso" che è felice perchè ha VINTO la paura della felicità. Ringrazio di cuore Umberto per aver postato la poesia di Mandela, che dà testimonianza del fatto che il tema è molto più complesso di così. La paura di un lupo mai visto, con cui la "società" o i media ci cullano, è solo UN ASPETTO, che però risuona profondamente dentro di noi, si aggancia e ci avviluppa. I media non ci convincerebbero mai a camminare sulle braccia, nessuno al mondo ha il potere di mandarci contro natura! L'animo umano è profondo e complesso e inoltre siamo tutti diversi. Siamo tutti molto di più che la sommatoria delle nostre abitudini. Parlare di "paura di felicità" come "non-abitudine alla felicità" è riduzionismo. Sono sicura che approfondirai l'argomento. Ciao!
    Rispondi a Maruska Commenta l’articolo

  19. Avatar di Maruska

    Maruska 14 anni fa (30 Gennaio 2011 14:47)

    @Aliyah Hai centrato il punto in pieno, complimenti, 100 punti!! Ora però chiediti perchè condizioni il tuo essere o non essere felice alla presenza di qualcosa nella tua vita su cui tutto sommato hai tu il controllo!
    Rispondi a Maruska Commenta l’articolo

  20. Avatar di kati

    kati 14 anni fa (30 Gennaio 2011 15:13)

    ciao ilaria La felicità è vero forse è da un bel tempo che non so chi sia, questo non vuol dire che non l'abbia conosciuto la felicità..ma forse più nella mia infanzia ,se ricordo dei momenti belli che ho passato con la mia famiglia e amici, posso dirti che anche se cerano dei problemi ero felice....adesso che sono cosi grande se ci penso è da un bel tempo che non sono felice,ma questo non toglie che ogni giorno della mia vita cerco sempre di pensare in positivo..un tempo della mia vita ero cosi determinata e decisa,ma come dice tu pero forse è la mia paura che me impedisce di raggiungere questo,non so realmente che mi è successo, ho amato il mio ex ragazzo per otto anni è avuto a lui come punto di riferimento nella mia vita abbandonando tutto,amici,solo lui era tutto per me ...e quando la storia è finita io ho crollato,non tanto per il amore ,forse in realtà manco io già l'amavo ma perché mi sentivo persa,ho sentito le mie paure e insicurezze erano sopra di me, e ho coinvolto insieme a me i miei studi,lavoro, mi chiedevo sempre vedendo altre persone come loro hanno questa grinta che io no ho,quando si lasciavano con i compagni andavano avanti, io invece avevo tanta paura della solitudine e cercavo di essere sempre in giro,avevo paura di no innamorarmi mai e di non conoscere più l'amore...ho sentito che il mondo si avessi fermato,ma in realtà ero io che mi ero fermata in ricerca dell'amore,e di avere tanti amici,senza pensare nei miei obbiettivi che desideravo tanto in un periodo della mia vita.poi pensando sempre di trovare persone giuste non ho fatto che trovare fregature,e io mi fissavo..ho pianto tanto ho dovuto confrontarmi con la mia solitudine,mi sono afferrata a DIO io credo tanto in lui,perché penso che dopo tutto lui a voluto che io mi conosca meglio e veda meglio dentro di me,posso solo dirti che sto bene,ma forse ho paura della mia felicità perché devo cominciare a rompere il ghiaccio su tutto,quando dico questo lo dico anche per il blocco che o creato in me,al non riuscire a fare un esame,io mi sogno fare la mia professione perché mi piace e so che questo è una delle mia prima felicità,anche si avere un compagno mi farebbe tanto piacere..ma conoscere un ragazzo adesso mi fa paura,ho paura di soffrire,ho paura di non piacerle,forse tutto questo perché è un difetto mio,di sognare prima di realizzarlo,e poi ci casco per terra...forse è che cosi che scappo della mia felicità...grazie per tutto
    Rispondi a kati Commenta l’articolo