C’era una volta un re e… la felicità che tu ti meriti

Se vuoi attrarre la persona e la relazione giuste per te nella tua vita (ma anche la felicità, il successo personale, il benessere pieno etc. etc.) è bene che tu ti abitui al meglio per te e – letteralmente – ti rifiuti di adattarti alla mediocrità, alle mezze misure, a quello che non ti soddisfa totalmente in ogni cosa che fai, che vivi e che provi.

Di quanto sia importante che tu abbia ben chiari i tuoi obiettivi personali, ho scritto ampiamente nella mia guida gratuita “Come attrarre la persona giusta per te in 11 passi”.

Ora voglio trattare il tema più da vicino, affrontandolo da un punto di vista che, già te lo anticipo, può darsi ti susciti qualche genere di fastidio, così, sulle prime.

Ma è un piccolo fastidio, che vale la pena di sopportare, soprattutto perché vale la pena approfondire la riflessione che ne può venire fuori.

Lo sai che anche la felicità è una questione di abitudine?

Lo sai che sei tu che, istante per istante, giorno per giorno, definisci i confini del tuo benessere e del tuo successo?

Lo sai che sei tu che stabilisci il livello di qualità al quale vuoi vivere?

Lo sai che spesso sei tu e solo tu che ti metti a fare compromessi rispetto a quello che puoi ottenere e che puoi godere nella tua esistenza?

Detto in parole povere, la gioia, la felicità, il vivere in una relazione piena, equilibrata e davvero soddisfacente dipendono da quello che tu ti fai andare bene o da quello che non accetti nella tua vita.

Ma che cosa significa che la felicità è una questione di abitudine?

Significa, che, chi decide che cosa vuole come “minimo garantito” – sotto il quale non vuole scendere – di felicità per sé, nella stragrande maggioranza dei casi riesce a raggiungerlo e, molto spesso,  a superarlo.

Chi non sa che cosa vuole per sé, oppure si adegua e si abitua sempre a qualcosa di meno di quello che desidera e che lo fa o la fa stare bene, rischia di vedere il proprio livello di benessere abbassarsi costantemente e inesorabilmente.

Sai perché accade questo? Perché gli esseri umani si adattano. E, spesso, ahimé , si adattano anche e soprattutto a quel che di negativo accade loro. E’ una sorta di sistema naturale di difesa, che fa sì che si sopravviva anche in situazioni spiacevoli.

Cioè: è una caratteristica positiva questa capacità di adattamento.

Il fatto è che, l’usarla come abitudine costante, può spesso trasformarla in un nemico micidiale.

Nel tuo nemico micidiale.

Perché ti spinge a sopportare condizioni e livelli di vita che non ti meriti, che non sono adatte a te, perché tu puoi ottenere molto di più e molto di meglio dalla vita.

Quand’ero ragazzina ero affascinata da una storia che la mia professoressa di lettere del ginnasio raccontava sempre.

Era la storia di uno dei più valorosi nemici di Roma antica,  Mitridate VI re del Ponto (il Ponto era un regno che occupava parte del territorio che oggi grosso modo corrisponde alla Turchia).

Diversi storici romani raccontano che Mitridate, ossessionato dal fatto di poter essere ucciso in un attentato e, soprattutto, terrorizzato all’idea di essere avvelenato, si fosse inventato un singolare metodo di “immunizzazione” e “protezione personale”.

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Ogni giorno assumeva una piccola dose di veleno; non abbastanza da ucciderlo, ma sufficiente per renderlo, a poco a poco, insensibile all’avvelenamento.

Tanto che, dicono gli storici, nel momento in cui i romani, guidati da Pompeo Magno, lo sconfissero, egli decise di uccidersi per non cadere vivo nelle mani dei nemici che aveva combattuto per ben quarant’anni.

Fatto sta, che provò a bere una massiccia dose di veleno dalla fiala che portava sempre con sé. Ma, guarda un po’, quel veleno risultò inefficace, tanto che il re dovette farsi uccidere da uno schiavo, armato di spada.

Mica male come storia.

In effetti ci si adatta e si diventa immuni a tutto. Anche al veleno, se lo si assume in piccole dosi, ogni giorno della propria vita.

Il fatto è che spesso il veleno quotidiano delle persone che vivono nel mondo di oggi non si prende per bocca attraverso una fialetta che si porta sempre con sé.

Quel veleno quotidiano spesso si trova sotto forma di compromessi ripetuti con se stessi.

Di scuse accampate – sempre con se stessi – per evitare di prendere per le corna il toro della propria vita.

E’ fatto di frequentazioni di persone negative che non danno nulla – anzi tolgono – ma che non si ha il coraggio di lasciare per il timore di rimanere soli.

E’ fatto di relazioni insoddisfacenti, che si mantengono, nella convinzione che “Tanto non è poi così male e poi di sicuro non trovo di meglio.”

E’ fatto di serate passate sul divano a guardare la tv perché l’idea di uscire a confrontarsi con il mondo spaventa e preoccupa.

Insomma, è fatto, molto spesso, di scelte al ribasso, che abbassano inesorabilmente la qualità della vita delle persone.

Non so se capita ogni tanto anche a te di sorbire – magari anche senza volere e senza accorgerti – qualche goccia di veleno nella tua giornata.

Quel che ti consiglio, personalmente, è di riflettere su questo aspetto della tua vita.

E di considerare, il più spesso che puoi, quanto vali e, soprattutto, il fatto che, probabilmente, meriti dalla vita davvero molto di più di quanto, molto spesso, decidi di darti e di prenderti.

Perché sono certa che è bene che tu diventi molto amico o molto amica della felicità e che il tuo sistema immunitario emotivo diventi, invece, intollerante all’infelicità. O anche alle mezze misure che non meriti.

Lasciami i tuoi commenti, le tue opinioni e le tue domande.

Cordialmente

Ilaria

Come fare innamorare un uomo e tenerselo (Anteprima)
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175 Commenti

  1. Avatar di ELEONORA

    ELEONORA 14 anni fa (15 Maggio 2011 21:17)

    bravo,RICCARDO!! ;)))) TI ASPETTO IN FB...SCIAGURATO! ;)))))))))
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  2. Avatar di raffaella

    raffaella 14 anni fa (15 Maggio 2011 21:36)

    @emanuela: vero anche se è difficile da accettare, io non riesco proprio a vedermi da sola per tutta la vita...mi sento zoppa, mancante di qualcosa, defraudata...non riesco a liberarmi di questo complesso di inferiorità nei confronti delle coppie...
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  3. Avatar di Aliyah

    Aliyah 14 anni fa (15 Maggio 2011 22:08)

    emanuela, non sto contestando il tuo discorso, dico solo che ti "lamenti" delle disillusioni altrui quando tu stessa ne sei portatrice...
    Rispondi a Aliyah Commenta l’articolo

  4. Avatar di Aliyah

    Aliyah 14 anni fa (15 Maggio 2011 22:15)

    poi il caso vuole che qualche giorno fa abbia fatto questo ragionamento, del tutto spontaneo e imprevisto: mi dicevo "certo che a 35 anni è ben difficile trovare uomini decenti!" e il mio "omino del cervello" ( :-) ) mi ha risposto "perchè, scusa, cosa mai hai trovato di irresistibile a 25??". :-D Eh, in effetti... Penso che a volte ce la vogliamo raccontare, perchè a 25 sono *tutti* immaturi/volubili/frivoli/ecc...; a 35 sono ancora immaturi/volubili/frivoli/ecc...; a 45 penso si faccia lo stesso ragionamento e via andare... Per quanto anche io a volte mi scoraggi davanti alla realtà mi viene da pensare che in certi periodi, ipotizzando di affacciarci ad una finestra e vedendo davanti a noi un campo d'erba secca con un minuscolo fiorellino su un lato, ci focalizziamo sull'erba secca "e però, qua è tutto secco, che tristezza..."; altri periodi, focalizziamo subito il fiorellino "Eccolo! sta spuntando! E' il primo!". E così come può essere che in noi stessi coabitino queste due disposizioni è anche probabile che ci siano persone che vedono o solo l'erba secca o solo il fiorellino...
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  5. Avatar di ilariacardani

    ilariacardani 14 anni fa (15 Maggio 2011 22:23)

    Aliyah, mi si sta slogando il pollice :D
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  6. Avatar di Riccardo

    Riccardo 14 anni fa (15 Maggio 2011 22:36)

    @ Bice Mi spiace, ma il discorso che gli uomini siano immaturi etc. non lo condivido. Vi sono uomini immaturi come vi sono donne immature. La natura crea e distribuisce equamente ogni cosa: intelligenza, simpatia, antipatia, etc. L'immaturità non è una prerogativa maschile e se lo è, la responsabilità inizia dai genitori. Se poi per uomo maturo intendi quello che non si lamenta mai, va tutto bene, non ha mai problemi, cercalo nei film. Anche un uomo ha dei momenti giù. Se al suo fianco ha una persona con la quale non può parlare, se la cercherà da un'altra parte. Io ad esempio ho sempre cercato un rapporto paritario. Cosa ho trovato? Quelle che sanno rispondere solo di no. Non un "no, ho un altro impegno, magari poi.." che ti lascia una porta aperta. Un no e basta. Con la pretesa che tu insista. Questa secondo me, o è immaturita o scarso rispetto dell'altra persona.
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  7. Avatar di Riccardo

    Riccardo 14 anni fa (15 Maggio 2011 23:05)

    @ Aliyah Non so chi me lo fa fare, ma ti do un pollice. Il resto della mano, se permetti, me lo tengo.
    Rispondi a Riccardo Commenta l’articolo

  8. Avatar di Bice

    Bice 14 anni fa (15 Maggio 2011 23:28)

    Io penso proprio che a 35 o a 45 si scelga meglio, perché l'esperienza ti ha portato la maturità e l'autostima che magari a 20 non avevi. Non tutti quelli che si sono messi in coppia entro i 30 o i 40 sono durati, non tutti quelli che sono durati sono felici... magari molti saranno ancora in coppia ma nessuno ci dice che, anche se all'epoca avevano tanto scelta, abbiano fatto quella giusta. Di coppie che vanno avanti per inerzia, abitudine e convenienza ne conosciamo tutti. E il problema sta proprio nello scegliere bene. Dunque, se ho 40 occasioni ma scelgo a caso o abbagliata da cose non importanti (per immaturità) o non rispondenti alla mia vera natura (perché non mi conosco) ho molte probabiblità di sbagliarmi. Se invece ho 4 occasioni (ammesso che la proporzione sia questa), ma so scegliere il meglio, forse ci prendo. Non sono un genio della matematica e qualcuno potrebbe dire che i conti non tornano, ma il concetto spero sia chiaro. Penso sia più facile essere maturi e scegliere bene alla nostra età che non quando si era più giovani. E che tutto stia nella scelta e non nell'occasione. Altrimenti, ragionando sulle occasioni, si finisce per prendere il primo treno che passa, come alcune amiche mie separate, e a ritrovarsi in coppia ma infelici. Penso che l'esperienza voglia dire molto e sono pure contenta di avere vissuto single per anni e di avere avuto occasione di sperimentare cose con cui altri magari fanno, più faticosamente i conti, dopo un divorzio o dopo la perdita del coniuge. Mi va bene la mia vita com'è stata e non sono spaventata dal futuro, anzi sono ottimista perché non brancolo nel buio come 10 o 20 anni fa! Questa non è fortuna, Emanuela, è volontà, intelligenza e capacità di prendere in mano la propria vita. E' "fare la propria fortuna". Probabilmente passi un momento di forte delusione e vedi solo erba secca, come dice bene Aliyah, ma... qui cerchiamo di avere una visione più larga che spero presto condividerai :-)
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  9. Avatar di ELEONORA

    ELEONORA 14 anni fa (16 Maggio 2011 8:03)

    GLI/LE IMMATURI/E ESISTONO A TUTTE LE ETà:a volte,nemmeno l'esperienza aiuta,si commettono sempre gli stessi errori... si segue l'istinto e si mette in stand-by il cervello che,forse,riprende le sue regolari attività,passata la fase del forte innamoramento... per quanto mi riguarda,mai considerati quelli al di sotto dei trentanni nè allora(quando ero ragazza),figuriamoci oggi: per chi sperimenta e si accontenta,tutti vanno bene... io,preferisco:introspezione-osservazione-dialogo ed eventualmente delusione...per poi riprendere il giro della introspezione-osservazione-dialogo finchè non trovo quello adatto a me.
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  10. Avatar di Aliyah

    Aliyah 14 anni fa (16 Maggio 2011 10:35)

    :D grazie per i vostri pollicioni!!! ;)
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  11. Avatar di Bice

    Bice 14 anni fa (16 Maggio 2011 12:21)

    Maturità/immaturità... Premesso che avevo premesso al mio discorso (scusate il gioco di parole) che stavo generalizzando su uomo/donna e che pensavo molta responsabilità fosse di mamme e mogli-mamme (quindi Riccardo, diciamo poi le stesse cose...), sono convinta anche io che non si possa fare l'equazione età=maturità. Però è oggettivo che se ho 40 anni ho avuto, probabilmente, più occasioni di fare esperienze e quindi di crescere. Ovvio che poi se uno si riifiuta di fare certe esperienze (e ne conosco) o non impara mai da esse o non vuole comunque crescere, a 40 anni sarà come uno di 25, che ha vissuto molto e imparato. Ma, in genere, nello sviluppo normale (nel senso di medio), gli anni portano esperienze e quindi si cresce. Poi c'è chi ha più esperienza e maturità in un campo e chi in un'altra, secondo le esperienze che si fanno... ma più anni hai vissuto più è facile, probabile che tu abbia avuto occasione di: finire gli studi e cominciare a lavorare, uscire di casa, vedere molte cose e conoscere molta gente, leggere, viaggiare, avere relazioni sentimentali, sperimentare una convivenza, avere figli, affrontare una malattia e lutti, fallimenti amorosi, successi professionali... tutte cose che, se vissute con coscienza e consapevolezza, possono far crescere, se si ha voglia di crescere. Alla fine anche la maturità dipende dalla colontà che ciascuno di noi ha di vivere. Per questo, forse la prima cosa che metto in una lista di caratteristiche della persona giusta, è quello, che sia viva. @Margherita: ho passato anche io la tua fase e di uomini come vuoi tu ce ne sono, magari già impegnati. Nemmeno io ho bisogno materialmente di un uomo. Forse neanche per condividere ciò che dici, visto che ho amici e faccio molte cose da sola... ne ho bisogno ad un livello diverso, più intimo e profondo, di condivisione. Finché non si riconosce, non si sente questo, credo sia impossibile trovare la persona giusta. Fermo restando che un percorso di crescita e autonomia individuale è fondamentale...
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  12. Avatar di ILA

    ILA 14 anni fa (16 Maggio 2011 16:31)

    Cara Ilaria il tuo post di oggi è proprio scomodo, avevi ragione...in me, affiora qualche volta l'idea che non mi merito di star bene di essere felice. E sì mi accontento: aspetto che il mio Lui si trasformi nel Principe Azzurro, che voglia impegnarsi. Non riesco a essere felice con quello che ho. Lui mi ama, ma siccome non quaglia, è disorganizzato, vive alla giornata, pur nelle sue migliori intenzioni ci vediamo a malapena nel weekend. E dopo 1 anno mi pesa. Perchè ho 39 anni e vorrei convivere, semplicemente, non fare la fidanzatina della domenica. E sto distruggendo tutto, però, in primis la mia serenità.
    Rispondi a ILA Commenta l’articolo

  13. Avatar di Bice

    Bice 14 anni fa (16 Maggio 2011 19:00)

    @Riccardo: non ti avevo risposto su questo tuo commento: "Se poi per uomo maturo intendi quello che non si lamenta mai, va tutto bene, non ha mai problemi, cercalo nei film. Anche un uomo ha dei momenti giù. Se al suo fianco ha una persona con la quale non può parlare, se la cercherà da un'altra parte.". No, per uomo maturo intendo colui che si prende la responsabilità della propria vita e affronta i problemi che la vita presenta senza passare il tempo a lagnarsene e a incolpare gli altri o aspettando la soluzione dagli altri. Ciascuno di noi può avere momenti giù, ma deve anche sapersi riprendere e, a sua volta, sostenerti se serve. Deve essere il più possibile autonomo e non usarti come stampella. Va bene parlare e condividere i pensieri, ma quando i pensieri sono tutti negativi e lagnosi, quando non fa che dire che è uno sfigato, che non ce la fa, che lui non è capace o a inventarsi scuse per incolpare il destino o altri della sua condizione... allora no. Allora questa persona ha dei problemi psicologici e deve farsi aiutare da un professionista. Un conto è qualche momento ogni tanto e un conto invece è un atteggiamento nei confronti della vita fatto di bassa autostima, insicurezza e debolezza... tutto a livelli cronici. C'è chi interpreta sempre la realtà in modo alterato, chi non si sente mai all'altezza di nulla e ha paura di tutto: perdere il lavoro, la faccia e il partner, restare senza soldi, amici e compagnia... C'è chi è sempre remissivo e timoroso di fronte ad ogni novità. Chi non dorme la notte per l'ansia, è ipocondriaco e vede tutti perfetti e capaci meno se stesso. Chi pecca di ingenuità e dà sempre ragione a tutti. Chi piuttosto che far valere le sue ragioni subisce. Chi si aspetta tutto dagli altri. Queste persone sono palle al piede e lo sono ancora di più quando si lagnano che tu non rispondi alle loro richieste. E se rispondi chiedono sempre di più, sempre di più, sempre di più... e sono un pozzo senza fondo di richieste e bisogni. Vanno continuamente rassicurati e non serve a nulla... perché invece di migliorarsi di adagiano. Sono persone comode, sanguisughe che vivono sulle spalle altrui. Economicamente, praticamente, psicologicamente. E non è MAI loro responsabilità. Sono i più sfortunati della terra e solo a loro capitano certe disgrazie... così te la raccontano e, peggio, la raccontano a sé stessi. Sono persone bloccate dalla paura, da genitori che non hanno saputo crescerli! Ma sai cosa? Se li senti parlare, i loro genitori sono perfetti e tu che te ne sei andato di casa per diventare indipendente ai loro occhi sei uno che non ama i genitori, allergico alla famiglia... Questo per fare solo un esempio. Sono persone così immature da buttarti addosso la loro incapacità. Così piene, forse, di invidia per ciò che tu hai fatto in termini di esperienza da commentare negativamente il tuo essere emancipato e indipendente. Questi uomini sempre depressi, vittime della vita e non autonomi sono... immaturi alla vita. E io non ho nessuna intenzione di prendermene a cuore uno. Giustamente, cerchino qualcun altro per parlare: uno psicologo! Hanno dei problemi, sono da comprendere, ma detto questo non possono pesare sulle vite altrui, limitandole e chiamando questo "amore". Possono avere tutta la mia comprensione, ma non divideranno la mia vita. Prima devono riuscire a superare i loro problemi. Come deve fare ciascuno di noi.
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  14. Avatar di Eleonora

    Eleonora 14 anni fa (16 Maggio 2011 21:23)

    Fortuna,Bice,che non hai un fratello come il mio.. che avresti detto e fatto allora?probabilmente...cosi: "Non e' un problema mio,peggio per i miei...il figlio e' loro,dunque,se ne occupino loro ..."beate te che ragioni cosi'...
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  15. Avatar di Riccardo

    Riccardo 14 anni fa (16 Maggio 2011 21:47)

    I/II @ Bice Quelli che io ho chiamato "momenti" ti li hai trasformati in "sempre". Ti posso anche dar ragione sul tuo discorso (ammesso che, come dice Eleonora, non includa anche i familiari stretti), ma quello che ho detto io è un'altra cosa. Se poi ti dicessi che ho conosciuto donne così? Che a 30-35 suonati si comportano come ragazzine di 13? Per quanto riguarda il resto, a titolo personale, visto che spesso si parla del personale, il sottoscritto ha perso nella sua vita: lavoro, casa, amici. Donne mai perse perchè in fondo, grazie al loro modo di fare, non ne ho praticamente mai avute, in quanto non hanno mai dimostrato rispetto nei miei confronti e non sta a me spiegare ad una trentenne cosa significa comportarsi con rispetto. Se vuoi rispetto lo devi anche dare.
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  16. Avatar di Riccardo

    Riccardo 14 anni fa (16 Maggio 2011 21:48)

    II/II E tutto quello che ho perso? Beh, me lo sono riconquistato. E senza il sostegno morale di qualcuna, visto che da me pare pretendano sempre la perfezione (ho scritto PARE). Faccio degli errori? Certo. Il problema è che non ho mai capito per quale motivo gli errori agli altri venivano perdonati ed a me no. Poi l'ho capito: una parte era dovuta al mio passato, un'altra parte è dovuta alle aspettative di chi hai di fronte. Non mi perdoni un errore? Tanti saluti. Avanti la prossima. Perchè fortunatamente, la "materia prima" (come ha scritto non ricordo chi) non mi manca.
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  17. Avatar di Aliyah

    Aliyah 14 anni fa (16 Maggio 2011 21:54)

    ILA, io un anno fa ho rotto col mio fidanzato dopo due mesi di convivenza IMPLORATA perchè come te non ne potevo più di fare la ragazza del weekend. Anche lui era con me come il tuo fidanzato con te. Ma ovviamente, per quanto a me sembrava che lui avesse bisogno di essere incoraggiato a cambiare qualcosa, il solo cambiamento è stato in peggio. Cosa ti posso dire? Se a te non sta bene questa situazione ma lui non sente ragioni, valuta che il cambiamento potrebbe essere in peggio, e se potresti arrivare come me a fare il ragionamento "meglio infelice da sola che infelice con lui". A me non bastava il weekend, ma la convivenza è stata peggiore a ben vedere, e comunque alla fine i nodi sono venuti al pettine e per me ora come ora è stato meglio così, perchè in fondo nessuno dei due era soddisfatto. In bocca al lupo.
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  18. Avatar di Bice

    Bice 14 anni fa (16 Maggio 2011 23:49)

    @ Riccardo: sei tu che hai trasformato i miei "sempre" in "momenti", cioè che mi hai scritto che un uomo ha diritto ai suoi momenti di depressione, quando io invece discutevo di uomini perennemente depressi. E ripeto, nuovamente, che ho precisato che si stava generalizzando. Certo che ci sono anche donne immature... Ma si parlava di uomini immaturi, il tema era quello. Semplicemente. In più, io non stavo parlando di te, ma mi riferivo alla mia esperienza, a uomini con cui ho avuto a che fare io.
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  19. Avatar di Bice

    Bice 14 anni fa (16 Maggio 2011 23:56)

    Quanto alla mia famiglia, pure mio fratello è un bamboccione con blocchi psicologici tali che vive ritirato dal mondo e a casa con mamma e papà. La sua scarsa autostima si vede anche da molte altre cose e ne siamo tutti (meno lui) consapevoli. I miei genitori con lui hanno evidentemente sbagliato qualcosa. La sua natura, ancora più timida della mia, e il fatto di essere maschio (per motivi quindi che vanno dalle maggiori cure materne al fatto che avrebbe dovuto fare lui il primo passo con le donne) lo hanno portato dov'è ora, bloccato ad uno stadio di crescita adolescenziale. Me ne dispiace, ma non so cosa farci. Lui non vede i suoi problemi, si arrabbia se se ne parla o se lo si invita a fare qualche passo. Si è inventato tutta una sfilza di giustificazioni razionali e pregiudizi pur di restare lì dov'è. E i miei genitori ora non sanno cosa farci. Non usano certo ricatti consapevoli per tenerlo legato, ma ci sono meccanismi da cui non riescono a uscire e che forse non comprendono appieno perché ci sono dentro. Anche per me è stato difficile uscire di casa vedendoli così deboli e sempre ansiosi... mi sentivo in colpa perché sapevo di essere io quella che in casa portava il sorriso... Ma era veramente impossibile trovare la serenità stando con loro... e anche il coraggio di certi passi... Mia madre non ha mai approvato uno solo dei miei fidanzati, mi ha sempre controllato rigidamente. Mi ha vietato tutto, causa le sue paure e le sue ansie. Ha sempre preteso la perfezione, cercando perennemente di correggermi... Fortuna che mio padre è sempre stato, almeno in questo, diverso: a lui devo quel poco di fiducia che avevo quando sono uscita di casa. Mia madre, almeno, ha visto quanto soffocavo... e ad un certo punto, pur pensando che non ce l'avrei mai fatta, mi ha invitata a uscire di casa. Ora mi vede felice e ha finalmente capito che sono adulta. Vorrebbe che mio fratello facesse lo stesso, ma forse è tardi o forse lui è molto più simile a lei.
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  20. Avatar di Bice

    Bice 14 anni fa (16 Maggio 2011 23:56)

    A volte mio padre ed io ne parliamo. Non è mai riuscito a guarire l'ansia e le paure di mia madre, che peggiorano sempre. Dallo psicologo c'è andato lui, non lei. Cosa posso farci? Chiunque ti direbbe che finché una persona non sta così male da voler risalire, non c'è nulla che gli altri possano fare. Finché uno non ha il coraggio di guardarsi dentro, inventa scuse o somatizza senza capire nulla di sé... chi può mai aiutarlo? Mia madre le colpe continua a darle esternamente, a mio padre e ai figli che non hanno soddisfatto le sue aspettative, compresa quella di essere nonna. Ti pare? Siamo al mondo per fare ciò che vogliono gli altri e la loro felicità? Credo che, pur nella sua situazione e con le sue mille contraddizioni, mia madre abbia capito, in qualche modo, che doveva lasciarmi andare e concedermi di fare la mia vita. Ora che vivo sola da anni, vedo bene quanto mi ha condizionato. Se questo è inevitabile, arriva per tutti il momento di tagliare il cordone ombelicale e, pur col carico della propria infanzia e degli anni in famiglia, trovare la propria via e la propria felicità. Mia madr, non ha mai camminato con le sue gambe, non sa cosa le piace, non prende decisioni. E si lamenta della sua situazione. Per anni ha dato la colpa agli altri. E' qualcosa di assurdo e impossibile. Io non posso essere la sua vittima e in più sentirmi anche in colpa. Lei ha avuto il passato famigliare che ha avuto e la vita che ha saputo darsi... è ancora giovane, le auguro un giorno di sapersi dare di meglio, ma non vedo proprio come un altro potrebbe farlo al posto suo. Ti assicuro che mio padre cerca di aiutarla in tutti i modi e io stessa le ho dato vari suggerimenti, provando a farle vedere certe cose con molta più delicatezza di quello che faccio qui sopra. Ma non sono una guaritrice di anime... finché non scatta qualcosa in lei è tutto piuttosto inutile. Io avevo bisogno di salvarmi da questa situazione limitante e devastante... lei me lo ha permesso e questa mi fa pensare che, alla fine, la mia sia stata una famiglia sufficientemente buona, anche pensando da quali esperienze vengono. Mi hanno dato la possibilità di crescere, forse tardi e lasciandomi una bella zavorra... Ma alla fine ce l'ho fatta, anche con tanta volontà da parte mia. C'è ancora del lavoro da fare, ma la mia vita è già ora molto più soddisfacente e serena di quanto sia mai stata la loro. Certo che anche loro meriterebbero di essere felici, ma dovrebbero davvero volerlo e solo loro possono volerlo. Io cosa posso farci? Ascolto le sue lamentele, le do consigli per svagarsi e, quando mi riesce, la coinvolgo in cose mie che in realtà servono a lei. Ma più di così credo di non poter fare. Da certi specialisti non vuole andare, sebbene il medico l'avesse consigliata in quel senso. Io, per poterle dare quel che le do, devo mantenere una distanza... o mi distrugge. Dunque, faccio ciò che posso. Mio padre lo stesso. Altrimenti è un vortice che risucchia. Mi viene da pensare che siano esperienze che non conoscete voi, Riccardo ed Eleonora, per non capire come non sia in nostro potere aiutare in modo risolutivo persone così. Quanto ai miei ex immaturi e insicuri e a mio fratello. Sbaglierò, ma credo che la cosa migliore sia invalidare il loro stile di vita. Abbandonarli, fare toccare loro con mano quanto così non funzioni. Altrimenti, a tenerli nella bambagia, non cresceranno mai. Avrò dei modi duri, eppure sono fermamente convinta che sia quello che ci vuole in casi simili, con persone che dentro di sé hanno tutte le potenzialità per uscirne. E per me stessa, sono convita di aver fatto la scelta migliore. Convalidata, se proprio volete saperlo, pure da una professionista della psiche. Basta?
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