“Come faccio a volermi bene per davvero?”

Per amare autenticamente la persona giusta per te è necessario che tu ami te stesso/a. Per ricevere amore autentico dalla persona giusta per te è necessario che tu ami te stesso/a.

Lo sai già, vero?

Lo dicono gli psicologi in radio e in tv e lo si legge tutti i giorni anche sulle riviste femminili più diffuse e anche su qualche cartina dei Baci Perugina, giusto?

Anch’io lo spiego ampiamente nella mia ormai famosa guida gratuita “Come attrarre la persona giusta per te in 11 passi” (scaricala adesso e leggila anche tu come hanno già fatto migliaia di persone), e anche in altri articoli su questo blog.

E allora perché ne parlo ancora? Ne parlo ancora perché credo che non ci sia un argomento al mondo che più di questo è vero nella teoria, ma difficilissimo da realizzare nella pratica. Quindi ne scrivo adesso e lo farò anche in futuro. Anche perché è un tema di importanza davvero capitale.

Intanto, perché dico che è vero nella teoria e invece difficilissimo da realizzare nella pratica?

Qualsiasi teoria psicologica, disciplina del benessere, filosofia e orientamento di crescita personale proclamano il principio dell’”amore di sé” come fondamentale e incontestabile.

Se ci fai caso è un principio assolutamente sovrano in natura: se ti capita di vedere anche degli animali domestici adulti in gruppo, una delle dinamiche di comportamento assolutamente evidenti è che ciascuno pensa prima di tutto e con determinazione a se stesso.

Ti è mai successo di vedere due, tre o più cani che vivono insieme (e che sono uniti anche da legami di sangue e di parentela) quando arriva la ciotola con il cibo?

Hai mai visto uno di loro che aspetta di verificare che tutti abbiano la loro parte prima di iniziare a mangiare?

E le galline in cortile? E i piccioni in piazza?

Le anatre, i cigni o i pesci al lago?

Lo stesso lo puoi osservare guardando le piante di un giardino: la quercia cresce come è nella sua natura, mica si preoccupa di fare ombra alle piante più piccole. L’edera si arrampica, e pazienza se così facendo soffoca un’altra pianta.

(Apro parentesi: non ho nessuna intenzione di distruggere i concetti di altruismo, solidarietà umana e “buona educazione” – un giorno magari dedicherò un post a che cosa ne penso della “buona educazione”, dato anche il fatto che una delle mie passioni segrete sono i libri e i trattati di galateo -. Quanto all’altruismo e alla solidarietà umana, sono questioni centrali per me e molto, molto personali. Adesso comunque voglio porre l’accento su alcuni atteggiamenti dannosi – per te e gli altri – che hai imparato fin da piccolo/a. Chiudo parentesi.).

Al contrario di quel che succede in natura noi esseri umani siamo abituati – per educazione – a non “essere egoisti”. Già a tre/quattro anni, se hai un giocattolo in mano o stai gustandoti la tua merenda e incontri o ti viene a trovare un amichetto/a, ti senti dire “Dài caro/a, offri un po’ della tua merenda a Mariolino, fagli vedere il tuo giocattolo, sii gentile, non essere egoista…”

E da lì cominci a non capire più niente su come funzionano le cose: magari hai una fame boia e legittima (che giustamente ti aspettavi di saziare con la tua merenda personale, mica con le merende di tutti i bambini del mondo e nemmeno con quella di Mariolino!) o erano ore che aspettavi di goderti il tuo giocattolo (il tuo, quello che hanno messo in mano a te, quello con su scritto il tuo nome) e gli “altri” (i “grandi”) ti fanno notare che, siccome ti devi preoccupare di Mariolino, occuparti di te è la cosa peggiore che puoi fare. Scandalo! Vergogna! Stiamo crescendo un egoista perfetto! Sarà un uomo malvagio! Una donna crudele!

Allora ti persuadi di una cosa, senza dubbi e senza incertezze: amarti è sbagliato, è peccato, è colpa.

E quindi non lo fai. Rispetti le indicazioni che ti vengono date: disimpari l’amore naturale per te stesso/a.

Solo che senza amore per te stesso/a non puoi essere sereno/a: infatti amarti è importante non solo per attrarre la persona giusta per te e darle l’amore che le spetta e che si merita (come scrivevo sopra) e ricevere quello che spetta a te e ti meriti, ma anche per riuscire con piena soddisfazione nel tuo lavoro, per avere una situazione economica soddisfacente e anche per godere di buona salute (anzi, soprattutto per quello).

E, quando, in età adulta, scegli di essere davvero felice (cosa che non tutti fanno, convinti di non essere nati per amare se stessi ed essere felici) e decidi di avventurarti negli immensi territori dell’amore per te stesso/a, ti senti smarrito/a e non sai che cosa fare.

Sei impreparato/a. Ti senti goffo/a. Commetti una serie di errori, anche – guarda un po’ – di quelli che possono far soffrire oltre che te, anche gli altri.

Anche perché, come puoi, non sapendo amare te stesso/a, amare davvero gli altri?

E’ interessantissimo come nel lavoro di coaching con i miei clienti personali io mi ritrovi a occuparmi con loro a lungo e su vari piani del tema “amore per te stesso”. C’è sempre il fatidico momento in cui mi arriva la richiesta di aiuto: “Ilaria, prima non capivo. Adesso ho finalmente capito che il primo passo è volermi bene. Solo che non ho la minima idea di come fare…”. E io colgo tanta preoccupazione e sofferenza in questa richiesta.

Ma, dentro di me – e spesso anche con la persona in questione –, festeggio ed esulto perché so che siamo arrivati al punto di svolta. La strada diventa pianeggiante e ci sono anche meno curve.

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In questo mi sento di fare un piccolo distinguo tra i comportamenti più comuni tra gli uomini e quelli più comuni tra le donne (sembra che mi metto a fare anch’io “gli uomini sono tutti così, le donne tutte cosà”, ma non è vero :) , sto solo osservando un comportamento “prevalente” nei due sessi).

Gli uomini “culturalmente” e per educazione non sono abituati a sentire, comprendere e vivere le emozioni (è roba da “femminucce”; un uomo “non deve piangere” e “non deve chiedere mai”): per questo se succede che qualche emozione li colga si sentono sconvolti e smarriti. Per questo non hanno la minima idea di come fare a volersi bene (e anche di come mostrare e dichiarare amore e affetto a chi sta loro vicino).

Gli uomini sono troppo impegnati a sembrare invincibili (e quindi ad avere successo, a fare soldi, goal e canestri) per amarsi davvero. Loro pensano che dimostrarsi forti e “produrre risultati” sia un modo per dare e per meritarsi amore.

E infatti la fatidica richiesta d’aiuto di cui sopra, in forma esplicita mi giunge soprattutto dagli uomini che si accorgono che i “risultati materiali” non sempre hanno come corrispettivo l’amore.

Le donne invece,  “culturalmente” e per educazione, “si sa”,  sono le regine, le sovrane incontrastate dei sentimenti.

Ah! Loro sì che sanno che cosa sono le emozioni! Loro sì che ci capiscono dell’amore…

Infatti…

Loro sono state abituate all’equazione amore=sacrificio.

Ritengono che sacrificarsi sia il modo migliore per dare amore. E anche per riceverlo.

E sono così convinte di sapere tutto dell’amore che spesso neanche se la pongono la domanda: “mi amo?”.

Sono troppo impegnate a sacrificarsi e ad amare gli altri per pensare a se stesse…

Ma una cosa è certa: l’amore per se stessi si può imparare. Tu puoi imparare ad amarti nel senso più pieno. Intanto è indispensabile che tu compia un passo nella direzione di una maggiore consapevolezza di quello che è il tuo modo di rapportarti a te stesso/a e al senso del tuo valore.

Per questo ho scritto questo articolo proprio all’inizio delle feste di Natale: mi interessa portare la tua attenzione sul significato del vero amore per te in un momento che, per la nostra cultura e la nostra tradizione religiosa nel suo aspetto più mistico, è una celebrazione dell’amore.

E, al di fuori dell’aspetto mistico, molto spesso e soprattutto è una sorta di “orgia” di tutto quello che amore non è.

Un interessante “paradosso della società” che rispecchia un “paradosso dell’individuo”: si fa un gran parlare di amore, lo si chiede, invoca e desidera tanto e poi si fallisce proprio a partire dall’amore per se stessi.

Quindi se ti va, durante questo periodo festivo dedicati al divertimento e al relax di mente e corpo (che è già un buon modo per volerti bene) e prenditi del tempo per “fare il punto” sul tuo livello di competenza nell’ambito “amore per te”.

Sei sicura/o di volerti veramente bene?

Se sì, ne hai le prove? Cioè: che cosa fai in concreto che dimostra il fatto che sai amarti pienamente?

L’amore che hai per te è autentico o è una finta? Cioè quello che fai per te nella tua vita, lo fai perché la tua motivazione è amarti e apprezzarti e riconoscere totalmente il tuo valore o perché vi sono altre ragioni (magari provenienti dall’esterno) che ti spingono, che non hanno nulla a che vedere con l’amore?

Se ti va metti per iscritto le riflessioni che ti vengono in mente.

E lasciami un commento con le tue opinioni.

Cordialmente

Ilaria

Come fare innamorare un uomo e tenerselo (Anteprima)
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124 Commenti

  1. Avatar di Andrea

    Andrea 14 anni fa (24 Dicembre 2010 21:32)

    Ciao Ilaria, concordo pienamente con quanto scrivi, infatti questo "amore per se stessi", di solito, quando ne parlo lo definisco "sano egoismo", e spesso capita anche a me di notare o un totale egoismo o un totale altruismo, passando quindi da un eccesso a quell'altro... E poi, anch'io sento spesso parlare (ahimè anche in TV) di amore. Ma che cos'è l'amore, realmente? Spesso sento da parte di alcuni e della TV che ne parlano come forma di morboso attaccamento, producendo pensieri tipo: "Non vivo senza te", che, da quanto ho letto dal sito di persuasione svelata, e' uno degli atteggiamenti (per altro anche falsi) degli stalker,s ma questa è un'altra storia. Grazie Ilaria, come sempre sei illuminante, Andrea
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  2. Avatar di roberta

    roberta 14 anni fa (24 Dicembre 2010 23:37)

    Ciao, amare se stessi è in assoluto la cosa più difficile da fare; ci sono dei momenti, delle notti, come è successo proprio questa settimana, complice il malinconico clima natalizio, in cui desidero farmi del male, in cui mi sento indegna di stima e di amore, in cui voglio solo ferirmi e colpevolizzarmi di tutto quello che non ho o di quello che non mi soddisfa, in cui arrivo anche a pensare di non avere più voglia di alzarmi al mattino per fare le solite inutili cose...e c'è una soddisfazione perversa in questi pensieri, che diventano quasi degli alibi per lasciarsi vivere senza sacrifici per cambiare. Io sono un giudice, io sono intransigente...ma sono coerente, lo sono soprattutto con me stessa prima che con gli altri. Ed allora mi viene da pensare che tutto questo parlare di cambiare il tuo pensiero per cambiare il pensiero che gli altri hanno su di noi siano tutte baggianate...io cambio pensiero se gli altri lo cambiano per primi...perchè dovrebbe funzionare in modo contrario? Chi lo dice? Che durezza, che cinismo...non sono sempre così...ma nel profondo, credo sia questa la vera me...
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  3. Avatar di Riccardo

    Riccardo 14 anni fa (25 Dicembre 2010 3:10)

    Cmnciamo col dire che tutti amano sè stessi, anche coloro che si odiano. Coloro che si odiano, sanno di non essere adatti a questo mondo nel quale sei valutato per ciò che sembri e non per ciò che sei. Quando gli altri di te si fanno una certa opnione, non esiste nulla al mondo che gliela possa far cambiare, quindi ci si detesta perchè si fatica a credere che l'opinione altrui spesso si basi sul nulla, solo su ciò che sembra. Quindi ci si detesta, ma in realtà è solo un modo per evitare tutte quelle persone delle quali si sa già il giudizio che avranno di noi. E cos'è questo? E' volersi bene. Sembra strano, ma è solo e semplicemente questo.
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  4. Avatar di Bice

    Bice 14 anni fa (25 Dicembre 2010 3:19)

    Cara Ilaria, sono molto in dubbio sulle risposte da darti. Butterò giù tutto quello che mi viene in mente e tu poi vedrai se ci capisci qualcosa. Io penso di essere una persona egoista. E di esserlo sempre stata. Non sono e non sono mai stata il tipo di persona che si sacrifica per gli altri, che rinuncia a qualcosa per il bene degli altri. Io penso sempre prima a me stessa. E lo consiglio sempre a tutte le amiche che vedo pronte a sacrificarsi sempre e comunque. Il sacrificio di sé è qualcosa che non mi appartiene. Non l'ho mai coltivato come ideale, come stile di vita. L'ho sempre avuto in antipatia. Mia madre si è sempre sacrificata. E a me ha sempre dato fastidio. Spesso le donne si sacrificano, danno tutto e poi pretendono che un giorno qualcuno le ripaghi. Non è mai così, gli altri se ne approfittano e basta. Insomma, Ilaria, io mi ritrovo di più nella descrizione che fai degli uomini. Ma forse ti era già chiaro. Io ho paura delle emozioni, io me le nascondo, io faccio la dura. Fin da piccola, ho dovuto rassicurare mia madre. E anche mio fratello, più piccolino e timido, fragile di me. L'ho fatto razionalizzando ma anche fingendo tranquillità emotiva, forza. Perché dovevo sostenere gli altri. Ho imparato da mio padre a farlo. "Smettila di fare la dura" è qualcosa che ultimamente mi hanno detto spesso. Mia madre invece spesso mi ha detto "cerca di volerti bene". Io mi voglio bene? Io faccio tante cose per me stessa: mi prendo cura di me, faccio attività fisica, mi regalo cose che mi piacciono, mi dedico tempo per i miei interessi e per le mie relazioni. Ogni tanto penso anche agli altri, ho scoperto che mi piace farlo. Ma difficilmente mi sacrifico per loro. Difficilmente faccio qualcosa controvoglia o cambio i miei piani in funzione degli altri. Molto difficilmente. A meno che non ci sia un amico in difficoltà. Allora corro, allora sto ore ad ascoltare, salto il pranzo, faccio le ore piccole... Io faccio un lavoro che mi sono scelta e che mi piace. Frequento persone con cui sto bene e che mi sono scelta, non esco mai solo per non stare sola. Passo molto tempo sola con me stessa e in genere sto bene. Perché mia madre mi dice che non mi voglio bene? Perché non mi regalo uomini alla mia altezza e che mi amano davvero. Non solo me li scelgo male, ma poi resisto in situazioni non del tutto soddisfacenti. Ora è facile dire che penso "di non meritarmi di più". La verità è che quella che sai, che ho paura dell'amore. E non discuto che alla base ci sia una buona dose di insicurezza. Ha a che fare con l'autostima? E autostima significa volersi bene? A me pare di volermi bene, anche se fatico ad accettarmi in tutti i miei aspetti. Però non ti ho detto che sono migliorata negli anni. Ora sono capace di prendermi in giro per i miei difetti, che ammetto tranquillamente. Ho smesso anche di essere permalosa. E sono molto più tollerante con me stessa e con gli altri. Mi accorgo anche io che pià mi accetto e più accetto gli altri, più perdono a me stessa e più perdono agli altri. Ho capito che questa è la via verso l'amore... Tuttavia ho ancora tanto da lavorare. Tu scrivi che la via è pianeggiante, speriamo. Ieri sera, Ilaria, è successa una cosa bella. L'ho sentito e lui ha condiviso con me una sua emozione, triste. Lo ha fatto con molto pudore, con un accenno, per poi richiudere subito la porta, chiedendo scusa. Ho pensato che lui è un po' come me con le emozioni e i sentimenti. Questa sua apertura mi ha fatto molto felice, questa sua umanità... Ricordo bene come fino a due anni fa, di fronte a simili episodi con uomini di cui ero innamorata, le mie reazioni fossero completamente diverse. Mi dava fastidio questa loro debolezza, mi imbarazzava. Reagivo male, sminuendo o canzonando addirittura. Che bestia... Avevo il cuore pietrificato. Invece questa volta è stato tutto diverso. Mi sono anche resa conto di una cosa, che lui si è aperto con me perché pochi giorni prima io avevo fatto qualcosa di simile con lui. Io, il cuore di pietra. Come mi sono emozionata, Ilaria... mi sono messa a piangere come una bambina. So che a molti parrà tutto assurdo, ma per me è stato un passo così importante... Sono sicura che quando lo racconterà alla mia migliore amica non crederà alle sue orecchie... Sono due anni che le parlo di questo mio blocco, ma mai che mi decidessi a sbloccarmi... se non quando lascio un uomo. Allora lì viene fuori tutto il dolore che magari mi sono tenuta dentro per anni e che usciva solo sotto forma di rabbia. Perché io ho anche questo vizio, che il mio dolore si esterna con la rabbia. Sì, sono come una bambina, anzi un maschietto. Resta che spesso i miei sentimenti escono solo quando lascio... perché? Perché mentre prendo la decisione da dura di andarmene posso anche dire quanto era importante per me. L'ho fatto anche con lui. E' stato lì che sono venute fuori tante cose... solo che stavolta non me ne sono andata alla fine. E non c'era nemmeno la rabbia. Qualcosa in me sta cambiando. Altre cose restano costanti, non va tutto alla stessa velocità. Ma forse è normale così. Io non lo so se la nostra è una storia d'amore o no. Forse una qualche specie d'amore. Mi sono chiesta se non sono per lui un tappabuchi, la persona che compensa quello che manca nel suo rapporto ufficiale. O se lui invece abbia solo bisogno di dividere gli affetti per non dipendere e sentirsi più sicuro. Ma al di là delle sue motivazioni, penso a me e a quello che questo rapporto dà a me. Io... mi ci sperimento. Con questa persona mi sento davvero in relazione, sento che corrono delle cose tra noi, sento che questa relazione aiuta la mia autorealizzazione e approfondisce la consapevolezza di me stessa. Ecco perché resto.
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  5. Avatar di Bice

    Bice 14 anni fa (25 Dicembre 2010 3:24)

    Resto anche perché mi fa così spesso felice :-)
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  6. Avatar di roberta

    roberta 14 anni fa (25 Dicembre 2010 11:48)

    @Bice: sei mai stata senza un uomo? Voglio dire, hai mai avuto un periodo in cui la tua testa era impegnata dal pensiero di un uomo? Giusto o sbagliato che fosse? Te lo chiedo perchè mi sembri il rovescio della stessa mia medaglia. Io sono da sola da oltre 2 anni e quando dico sola dico sola, senza flirt, per colpa mia o per scelta degli altri questo non l'ho ancora ben capito ecc., ecc., ma le paure mi sa che sono le stesse solo vissute in modo diametralmente opposto. Non credo che volersi bene significhi egoismo o pensare solo a sè o comprarsi tante cose belle, credo che queste possano essere compensazioni...volersi bene davvero è altro, ma non so cosa...
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  7. Avatar di roberta

    roberta 14 anni fa (25 Dicembre 2010 11:58)

    @Bice: volevo dire...."hai mai avuto un periodo in cui la tuatesta NON era impegnata dal pensiero di un uomo"...:)
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  8. Avatar di FrancescaChiara

    FrancescaChiara 14 anni fa (25 Dicembre 2010 20:23)

    Io ho sempre dato così per scontato il dovermi voler bene.... Ma non sono davvero sicura di sapere sempre come. Come Bice, non ho il senso del sacrificio, non inteso come ne scrivi nell'articolo. Il significato di sacrificio l'ho un po' imparato quando sono diventata mamma e non perchè ho dovuto fare chissà cosa, ma mettere al mondo un figlio significa anche essere pronti, se ce n'è bisogno, a metterlo davanti a te. Come madre cerco di non rinunciare mai a niente: ai miei momenti, al mio tempo per leggere, per fare sport, per uscire con le amiche. Non credo infatti che amare sia una questione di sacrificio. E so che mia figlia è più felice con una mamma felice. Amo me stessa per amare meglio mia figlia? sì...si potrebbe anche dire così. Se non vuoi bene a te stesso, cosa hai da offrire agli altri? un derelitto di persona? è che spesso l'accettazione di sè e l'amore per se' passa attraverso l'amore che un'altra persona ha per noi. Cioè: "lui/lei mi ama, quindi significa che sono degna. Quindi posso amarmi anche io". Succede spesso. Io ho da sempre cercato di volermi bene davanti allo specchio, da sola. Purtroppo Ilaria hai ragione: non è facile. Ed io non riesco davvero a capire perchè non lo sia. Ci rimango sempre ingarbugliata! assecondarsi dovrebbe essere la cosa più facile del mondo, e invece no: ci boicottiamo in continuazione. Quindi, alla fine, cerco di stare bene equilibrando i momenti in cui riesco ad amarmi con quelli in cui evidentemente non ci riesco. Come? Dandomi una bella pacca sulla spalla congratulandomi con me stessa quando riesco nell'intento; dandomi una bella pacca sulla spalla di consolazione quando non ci riesco. E, alla fine, sto davvero bene se mi sento amata non solo da me stessa ma anche dalla persona che amo.
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  9. Avatar di Umberto

    Umberto 14 anni fa (26 Dicembre 2010 3:09)

    Ciao Ilaria, da uomo devo dire che hai proprio ragione; noi uomini siamo esattamente così, non tutti ovviamente, ma la maggior parte di noi "non può assolutamente piangere o provare emozioni" e "non deve chiedere mai". E se questo succede, veniamo visti come persone deboli - femminucce insomma - la nostra reputazione/dignità crolla in un istante; io invece credo che dimostrare le proprie "debolezze" ed esternare le proprie emozioni siano segni di grande forza. Andare contro corrente e fare quello che generalmente gli altri non fanno - e viceversa - è sintomo di coraggio e non bisogna vergognarsene affatto. Ti volevo fare una domanda: io ho quasi 30 anni e mi voglio molto bene....non mi faccio mai condizionare dagli altri o dall'esterno in generale e sono abbastanza forte e coraggioso da lottare per inseguire i miei sogni.....però faccio una fatica incredibile ad affezionarmi veramente a qualcuno, innamorarmi di una ragazza ed esternare le mie emozioni.....scappo appena mi rendo conto che il rapporto sta entrando nel vivo. Hai qualche dritta da darmi? So che la soluzione è dentro di me e che non devo cercarla da nessuna parte, ma probabilmente una spintarella nella giusta direzione potrebbe aiutarmi moltissimo a sistemare questo lato di me che continua a essermi oscuro. p.s. Chiunque avesse consigli - oltre Ilaria - si senta pure libero di suggerirmene qualcuno, sono tutt'occhi e tutt'orecchi :-) Grazie e a presto.
    Rispondi a Umberto Commenta l’articolo

  10. Avatar di Valeria

    Valeria 14 anni fa (26 Dicembre 2010 13:25)

    Articolo indovinato e...come è vero!! Mi sono riconosciuta in molti punti, ultimo ( ma non ultimo) nella domanda:"Come faccio a volermi bene?" Non mi sembra di avere visto la strada pianeggiante e/o la discesa. Ho cominciato a fare delle cose per me: ogni tanto mi regalo un massaggio shiatsu perché mi fa stare bene, mi prendo un pochino di tempo per me per le cose che mi piacciono. Spesso mi sento in contraddizione: insoddisfatta quando faccio "sacrifici" che però mi sembrano necessari (le esigenze anche pratiche dei miei figli, il lavoro, la gestione della casa), e con un po' di senso di colpa quando penso a me ( avrei potuto...). Ma amare non è solo fare..è sentire!..e io lì non ci sono ancora. Ho riflettuto molto in questi giorni, sulla mia famiglia di origine dove ho imparato il significato di amore: tante cose fatte per un amore che ho dovuto arrivare a 50 anni per capire che era sentito. E' amore quando si cerca di migliorare un figlio con rimproveri, di guidarlo, di istigarlo a cercare di trovare e dare il meglio di sé...ed è anche quello che cerco di fare io con i miei figli. Allora perché io non ho sentito questo amore? sto ripetendo gli stessi errori? é solo una scusa dirsi che non ci si ama perché non ci si è sentiti amati? (mi si chiude un po' la gola nello scriverlo). Ho letto un libro di Louise Hay e spesso cerco di ripetermi : "Mi amo, do amore e vedo amore intorno a me" Spero che il pensiero positivo possa diventare realtà.....
    Rispondi a Valeria Commenta l’articolo

  11. Avatar di Dimitri

    Dimitri 14 anni fa (26 Dicembre 2010 14:06)

    auguri di buon natale a tuttti =) come al solito un bell'articolo che ti fa riflettere.
    Rispondi a Dimitri Commenta l’articolo

  12. Avatar di Andrea R.

    Andrea R. 14 anni fa (26 Dicembre 2010 13:41)

    Ciao Ilaria, hai fatto una analisi ben accurata della situazione sociale attuale, credo nella tua intenzione di non distruggere i concetti di altruismo, solidarietà. ecc.. Nel tuo intervento si vede chiaramente che tu vuoi evidenziare gli effetti dannosi dell'altruismo malato di tante persone ma, nonostante tutto, credo che forse hai legato troppo l'egoismo all'amore per se stessi. Tenendo ben presente che tu fai coaching e che hai un'esperienza molto più grande della nostra, ti invito a riflettere sul fatto che l'altruismo insegnatoci dai nostri genitori è spesso stato qualcosa di imposto dai canoni dell'educazione, della religione e della buona etichetta. Tu e tanti altri dite che per amare gli altri bisogna saper amare se stessi. Io direi invece che per amare se stessi bisogna saper amare gli altri. Se un bambino cede il suo giocattolo ad un altro bambino, è molto probabile che incontri un individuo egoista che lo terrà per se; il bambino perderà l'opportunità di poter giocare e probabilmente sarà infelice. Questo è quello che normalmente accade, soprattutto quando la cessione del giocattolo è un imposizione dell'educazione. Se un bambino, ARBITRARIAMENTE, vede un bambino povero senza giocattoli. Se, ARBITRARIAMENTE, decide di cedere questo giocattolo per vederlo felice come lo è lui, in questo modo prenderà senza volerlo due piccioni con una fava: chi dona sarà soddisfatto di se stesso, chi riceve avrà qualcosa che gli manca. Questa è una cosa ben diversa dall'essere altruisti semplicemente per rispettare l'etichetta e la buona educazione. Il naturale amore per se stessi che tu descrivi per me è molto vicino all'egoismo ed alla lunga "la persona giusta", quando si troverà, non sarà molto felice. La storia ci insegna però che gli egoisti, ossia quelli che "si sanno amare", attirano molto le altre persone. Se l'obbiettivo è quindi attrarre la persona giusta allora si può accettare un amore per se stessi tendente all'egoismo. Ma io a questo punto vorrei che ti domandassi: dove sta scritto che "trovare la persona giusta = essere felici"? Una volta trovata questa persona bisogna imparare ad essere felici con questa persona e, personalmente, non ritengo che un amor proprio vissuto in questo modo possa aiutare a vivere meglio una coppia. So bene che tante ragazze si "sacrificano" per l'imposizione dell'educazione e dello status sociale, so bene che nella maggioranza dei casi fanno male, ma non è il "sacrificio=amore" che è sbagliato, è il come si fa questo sacrificio. Per amare, sia noi stessi che gli altri, bisogna semplicemente saper amare. Un sacrificio valido, fatto con cuore e cervello, valutando le situazioni sempre globalmente e nello specifico, è l'unico modo per volerci bene. Entrando in un esempio pratico. Se la mia ragazza si sacrifica per me, se "si non si ama" per amare me, paradossalmente fa il mio male, perché rovina la coppia. Lo stesso varrebbe per un amicizia o qualsiasi altra relazione sociale. Se io mi comportassi male e la mia ragazza rimanesse vicino a me anche se la picchiassi, anche se la offendessi, farebbe un sacrificio utile? Non credo. Con il tempo la consumerei, instaurerei un legame di coppia dannoso ed io accentuerei ancora di più i miei problemi ecc. In questo caso il sacrificio da fare sarebbe allontanarsi da me quando mi comporto male e farsi trovare pronta ad amarmi quando mi comporto bene. Questo sacrificio è molto più difficile da fare, non è umiliante ma anzi, esalta la stima di chi lo fa e aiuterebbe me a risolvere i miei problemi con me stesso che mi fanno essere violento. Il titolo del post è "Come faccio a volermi bene davvero?", ma la risposta sinceramente qual è? Se non si sa amare, se ci hanno insegnato ad amare alla cieca senza usare il cervello ed il buon senso ma solo per far vedere che siamo bravi bimbi, si fanno guai sia con gli altri che con se stessi. Se io ti offro un caffè cara Ilaria, non per educazione ma perché ad esempio mi piace conversare con te, perché ti trovo interessante, ecc. Se ti avrò dato un momento di felicità, se ti avrò fatta sentire bene, tu avrai desiderio di ricambiare indipendentemente dall'etichetta e dalla buona educazione. In questo esempio per me si racchiude l'amore, che è dinamico, che se è manifestato bene ricevi sempre quello che dai, soprattutto se impari a non aspettarti di essere per forza ricambiato. Se con il prezzo di un caffè, o di una cena, o di qualsiasi cosa anche più grande posso rendere felice la persona a cui voglio bene, automaticamente amo me perché contribuisco a far star bene qualcuno che amo. Non so se è questo il "vero amore", ma di sicuro è un qualcosa di positivo, che ti fa crescere, che insegna ad amarti e ad amare. Sinceramente sono circa 7 anni che mi amo "sacrificando" me stesso per gli altri, quando riesco ovviamente. Tante persone mi hanno deluso e superando quelle delusioni sono diventato più forte, ho imparato ad amare ancora meglio perché non solo riesco a stare bene con me stesso, ma riesco a farlo anche con "l'handicap del mio altruismo". Sono diventato più forte di quando ero ragazzo (ora ho 28 anni) Inoltre, alcune persone si sono sacrificate per me, anche persone solitamente egoiste con gli altri che per me hanno rinunciato a cose importanti, anche a distanza di anni, senza che io abbia chiesto nulla. Non so se è stato merito mio, ma di sicuro so che ho dato un buon esempio per tutti gli affetti che mi circondano. Queste persone sono la mia ragazza, i miei amici attuali, Ovviamente non voglio cambiare tutto il tuo pensiero che sicuramente ha pilastri costruiti su anni di lavoro, ma vorrei che tu sapessi che esistono delle alternative a quelle proposte da te. Scusa se mi sono dilungato troppo, spero che tu abbia apprezzato la mia sincerità la mia volontà di regalarti un confronto costruttivo. Ti auguro buone feste di cuore!
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  13. Avatar di Marco

    Marco 14 anni fa (26 Dicembre 2010 15:14)

    Amarsi è il pressupposto per amare. Sono convinto che la vera forza di un uomo è credere fermamente nelle proprie potenzialità e risorse. Pongo i più sinceri auguri.
    Rispondi a Marco Commenta l’articolo

  14. Avatar di Eleonora

    Eleonora 14 anni fa (26 Dicembre 2010 16:40)

    No,non sono d'accordo...o meglio,lo sono solo in parte: in medio stat virtus,dicevano gli antichi. è giusto volersi bene,avere un pizzico ma pure sano egoismo che ci consente di mantenere un buon equilibrio psicologico di fronte gli eventi imprevedibili ed esterni ma è bene non esagerare. so di gente egoista che pensa solamente a sè e che stranamente è perennemente infelice...insoddisfatta,alla continua ricerca di chissà che... poi,penso alla piega che bruscamente la mia vita ha subito nel pieno della adolescenza che tanto m'ha segnata e che fortunatamente ha tirato fuori il meglio di ME:grinta,tenacia,superamento di una timidezza che rasentava un handicap,sensibilità maggiore verso gli eventi della vita,empatia,dolore,gioia,entusiasmo! come sarebbe stata la mia vita senza DOLORE?! siamo abituati, per cultura tipicamente occidentale, a nascondere il dolore; a sedarlo appena si presenta perchè non siamo in grado di gestirlo...come fosse una sorta di"colpa",se soffriamo...io,ho vissuto(e vivo) in pieno questo dolore che nonostante tutto non m'ha distrutta...m'ha reso quel che sono ORA. diciamo che il mio è(stato)un percorso al contrario:tanta amara salita...ma mi è servito a tirar fuori,come dicevo prima,il meglio di me. certo,a 35anni,mi ritrovo senza una famiglia,a dividermi tra il lavoro e quel che resta della mia famiglia di origine senza alcun conforto da parte loro,anzi...proprio parlando di egoismo,mia madre,coll'età che avanza,critica ogni mia decisione che non la riguarda direttamente:anche andare a vedere il concerto del mio artista preferito, in un'altra città,viene da lei visto come atto di grande egoismo nei suoi confronti perchè la lascio sola un giorno...! ecco,l'egoismo porta a questo! il mio sano egoismo?non potendo permettermi mai una vacanza,un sano relax da sola o in compania,un uomo tutto per me(almeno per ora),cerco di curare me stessa dentro(la mia anima)e fuori(il mio aspetto). attualmente posso permettermi solo questo. la mia anima,con rispetto per me stessa e assecondando la mia coscienza,conseguentemente non comportandomi male col prossimo(salvo rispondere ai torti ingiustamente subiti,per vie legali),sorrido sempre,ma piango anche ,se qualcosa o qualcuno mi emoziona;magari di nascosto perchè non amo mostrare le mie pur presenti fragilità...ho eliminato le persone negative dalla mia vita in modo radicale,facendo tabula rasa di colpo senza troppe spiegazioni...e cerco di circondarmi di cose e persone che mi trasmettono serenità,voglia di fare,gioia...quanto al mio aspetto,è forse l'unica cosa che curo da pochi anni per mia esclusiva gratificazione personale. spesso mi si chiede se c'è qualche cambiamento nella mia vita,se son innamorata...come se curare l'immagine fosse sempre legato a voler piacere al prossimo:niente di più sbagliato,almeno per me. io devo anzitutto piacere a me stessa dentro e fuori. e...devo esser sincera,son FIERA di come sono: non c'è nulla che cambierei... il grande MICHELANGELO,quando gli si chiedeva come fosse stato in grado di realizzare la famosa PIETà da un enorme e informe blocco di marmo,rispose così: ho semplicemente tolto il superfluo... che CLASSE!! ;)
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  15. Avatar di Amina

    Amina 14 anni fa (26 Dicembre 2010 16:45)

    @Roberta: non aspettarti che gli "altri" cambino modo di pensare per primi, non puoi influire minimamente sulle decisioni altrui, ma su te stessa sì, puoi decidere di cambiare atteggiamento mentale, di capire da dove vengono quei pensieri tristi che non riesci a evitare, e farlo da subito. Aspettando che qualcun altro faccia qualcosa per primo per cambiare le cose si rischia di aspettare per cent'anni inutilmente: è come quando si fa il primo passo dopo una lite, oppure ci si fossilizza nel proprio orgoglio... Di solito gli "altri" pensano bene di chi ha un atteggiamento gioioso. Esperienza personale. @Riccardo: hai mai considerato la possibilità che tu pensi di essere in un dato modo, e le persone intorno a te ti percepiscono in un modo del tutto diverso da come tu credi di mostrarti?
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  16. Avatar di elly

    elly 14 anni fa (26 Dicembre 2010 16:52)

    Buon giorno Ilaria. Ho riflettuto diverse volte su questo tema e soprattutto, mi sono posta diverse volte la domanda "faccio abbastanza per me?", ma soprattutto: "Potrei fare di più e meglio?". Beh, riguardo il fare più e meglio è indubbio che la risposta è sicuramente: "Si, potrei fare molto di più e meglio per me". Riguardo la prima, invece, devo dire che io tento di fare quanto più possibile per me, ma non so se sono veramente in sintonia con il mio sé interiore. Anzi, non credo proprio di esserlo pienamente e completamente. La ragione? E' una sensazione interiore.. Da quando ho vissuto l'"abbandono" oramai... tre mesi fa credo...(mamma il tempo corre....), ho deciso ancora di più, di dedicarmi solo a me stessa. Come? Ho ripreso ad andare in palestra, mi sono iscritta ad un corso di latino-americano, ho conosciuto nuova gente, ho cercato di assecondare ciò che mi andava di fare... Sono andata da un nutrizionista per regolare la mia alimentazione prima sregolata e per cercare di rimettermi in forma (chiaro che dopo queste feste avrò da trottare per recuperare quel che avevo tolto :( ).. Solo che ancora mi pongo questa domanda e... Non credo di aver raggiunto pienamente questo obiettivo.. Credo che volersi bene non sia facilissimo, perché credo che volersi bene implichi non fare nulla o quasi, che faccia star male, compreso il dire di no a persone che sai che feriresti con quei no. Pongo un esempio: sono stata invitata ad un matrimonio di una ragazza con cui ho condiviso molti anni di amicizia e non, a causa di comportamenti reciproci che ci hanno allontanate. Alla cerimonia saranno presenti anche altre persone che non ho molto piacere di vedere, con le quali, a causa di quegli eventi, ci siamo molto allontanate al punto da non parlarci più. Quando questa ragazza mi ha invitata non sono riuscita a dire di no.. Perché ho pensato che un matrimonio è una cosa troppo importante, forse anche più del fatto che trascorrerò una giornata accanto a persone con le quali starò a serio disagio.. Ancora ora, se penso a quel giorno mi viene quasi l'ansia e tutti attorno a me mi dicono di non andare se non voglio... Che non devo andare sapendo che starò malissimo.. E soprattutto che poi ci rimuginerò sopra per diverso tempo, anche dopo quel giorno.. Ma io sento che se non ci andassi mi sentirei terribilmente egoista e in colpa..
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  17. Avatar di elly

    elly 14 anni fa (26 Dicembre 2010 16:55)

    (non avevo terminato e ho cliccato inavvertitamente "invia").. Dicevo... E' per tutti questi sensi di colpa e problemi che mi faccio che non so come sarebbe più giusto fare, Perché se dovessi fare ciò che sento non ci dovrei andare, ma... I sensi di colpa imperversano. Tu cosa mi suggeriresti di fare in questa situazione? Come fare per mettere d'accordo ciò che sento e il disagio che provo con il mio senso del "dovere"? Un abbraccio...
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  18. Avatar di Luigi

    Luigi 14 anni fa (26 Dicembre 2010 18:45)

    L'Amore per se stessi dovrebbe sempre partire da uno stimolo personale, mai da stimoli esterni, perchè sarebbe in realtà un'amore falsato. Ad esempio una ragazza che vuole dimagrire e farsi bella solo per attrarre la persona giusta, sta sbagliando, perchè dovrebbe farlo essenzialmente per piacere di più a stessa e aumentare la sua autostima. Come dici nell'articolo bisogna mettere in primo piano sempre la propia persona per riuscire ad attrarne un'altra.
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  19. Avatar di silvia

    silvia 14 anni fa (26 Dicembre 2010 20:43)

    Io come Roberta, fino a non poco tempo fa, quando mi capitavano cose che mi facevano star male addirittura mi odiavo. Spesso accadeva che se un ragazzo mi lasciava io mi sentissi in colpa, era colpa mia perchè non avevo saputo rendermi interessante, desiderabile. Perchè sempre io mi beccavo i ragazzi che dopo poco ti lasciavano. E anche io nel mio letto avevo voglia di chiudere gli occhi e non svegliarmi più. Mi sentivo inadeguata per tutto, come se questo mondo non mi appartenesse. E come se non bastasse credevo anche nel destino. Credevo che le cose accadevano per caso, in base a quanto potevi essere fortunato o meno. E io mi sentivo sfortunatissima nell'amore. Bene, dopo un pò di mesi sono cambiata. Ho elaborato delle riflessioni produttive leggendo alcuni testi sull'amore per se stessi, sul rendersi desiderabili...ho avuto una sorta di illuminazione e tutto è cambiato nel giro di pochissimo tempo. Ora mi amo, mi metto al primo posto, esprimo i miei bisogni, "oso", insomma ho tirato fuori il mio vero colore, quello che prima sembrava sbiadito, che non mi faceva prendere una vera presa di posizione. Ora non solo so, ma sento di essere intelligente, di essere speciale, di avere passioni forti, sento quanto riesco a distinguermi dalla massa incolore, sono più spontanea e dico con sicurezza ciò che voglio e quello che non voglio. Se un ragazzo non riesce a capire cosa vuole da me, tronco. E' finito il tempo in cui passavo mesi a stare dietro alle persone quasi a "pregarle". E questo vale anche nelle amicizie. Prendo decisioni con più facilità, anche quando incontro dissenso. Insomma ora l'opionione degli altri conta poco, so cosa voglio e lo scelgo fino in fondo, prendendomi ogni responsabilità. Infondo non sono perfetta e mi concedo la possibilità di sbagliare.
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  20. Avatar di Chiara Z

    Chiara Z 14 anni fa (26 Dicembre 2010 21:50)

    Ciao Ilaria sto riflettendo se mi voglio bene o no. Mah non saprei, quando sono sola faccio quello che mi va di fare, viaggio da sola vado alle mostre, mi sembra di avere un certo equilibrio, poi quando conosco qualcuno che mi piace crolla tutto divento dipendente della volontà altrui.E' come se la mia vita si fermasse vivo in funzione dell'altro non riesco a crearmi i miei spazi. E questo a lungo andare rovina il rapporto con la persona che mi piace e allora tutto cambia. Mi sento molto insicura e immatura sentimentalmente. Buone Feste.
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