“Cambiare? Non se ne parla proprio!” (Seconda parte)

Se vuoi attrarre la persona e la relazione giuste per te (e, soprattutto, avere una vita serena) devi decidere di vivere per te e di darti da fare in prima persona con intelligenza e consapevolezza per il tuo concreto benessere.

Vivere per te significa per conto di te stesso o di stessa, senza delegare agli altri le decisioni che riguardano la tua vita, le scelte da fare o la definizione della direzione da prendere.

E lasciando da parte le influenze negative esterne, le tracce del passato, i “si dice” e i “si crede” e i “si è sempre fatto così”.

E senza, nemmeno, ipotecare il tuo futuro.

Di quanto sia importante impostare la tua vita sui principi dell’autonomia e dell’indipendenza parlo ampiamente nella mia guida gratuita “Come attrarre la persona giusta per te in 11 passi”.

Oggi, qui, voglio parlarti ancora di cambiamento e continuare il discorso affrontato nell’articolo della scorsa settimana.

In sintesi: in quell’articolo io ribadivo il concetto – che è al fondo di tutto quello che scrivo sul blog e anche di quello che faccio nel mio lavoro – che cambiare non è snaturare se stessi, manipolare, fare violenza a sé e agli altri, ma è una scelta consapevole motivata dal desiderio di vivere appieno la propria vita arricchendola, in ogni ambito e in ogni direzione.

L’articolo era anche una piccola provocazione che parte dal fatto che molte persone sono restie al cambiamento (alcune proprio si rifiutano di cambiare) e danno supporto a questo loro rifiuto adducendo motivazioni di tipo etico/morale (“cambiare è tradire”) o, anche, di tipo scientifico: “cambiare non solo è difficile, non è moralmente corretto, ma è anche “scientificamente” impossibile”.

Allora, non so tu, ma che io mi ricordi e che ne sia consapevole, è la prima volta che vivo la mia vita nella forma in cui la sto vivendo e, francamente, nel passato (sempre in questa vita), mi sono successi una serie di eventi che mai avrei previsto – alcuni, sinceramente, mai li avrei desiderati – e, soprattutto, ho operato una serie di trasformazioni personali. Trasformazioni che, per molto tempo prima che avvenissero, ho ignorato che fossero possibili.

Ora, però, che sono piuttosto grandicella,  e, soprattutto, che ho intrapreso un percorso di consapevolezza della mia vita, so bene, da una parte, che non posso prevedere che cosa aspettarmi da me (non so ancora quali e quante trasformazioni posso vivere e in quale direzione) e, so altrettanto bene, dall’altra, che posso trasformarmi e influenzare questa trasformazione a mio vantaggio.

Sembra un paradosso, e questo è il bello.

Tu a questo punto mi chiederai “Scusa, Ilaria, ma dove vuoi arrivare con tutto questo po’ po’ di discorsone così arzigogolato?! Che vuoi dire?!”

Voglio dire questo: sei tu la misura di te stesso/a, della tua vita, della tua evoluzione. Come fai a dire, oggi, adesso, che non è possibile che tu cambi? Su quali basi lo dici?

Lo dici perché lo dice la scienza? Lo dici perché l’hai sentito dire? Lo dici perché ti pare che gli altri non cambino o non siano cambiati?

Se tu guardi al tuo passato, per quanto ti sforzi di negarlo, vedrai che la tua vita è stata una trasformazione continua. Lo so per certo! (e mica perché ho poteri speciali! :) )

Decidere oggi, in questo momento, che il cambiamento è impossibile è la stessa identica cosa che pretendere di prevedere che cosa ti accadrà fra un anno e sei mesi nel dettaglio.

Non vi è nessuna differenza.

Ma il fatto che tu sia cambiato/a è certo: non puoi negare quella che è una tua esperienza reale.

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“Ah, ma il carattere (il “temperamento”,  quello che “siamo nel profondo”) non si può cambiare?!” E chi lo dice? E’ vero tutto ciò? Non è vero?

Non saprei dire, soprattutto: non mi interessa.

Chi ha detto che che si debba cambiare il carattere per vivere la vita che si vuole?

Piccola parentesi: è interessante come le persone, quando si trovano ad avere a che fare con qualcosa che “rode dentro”, incomincino a filosofeggiare: “cambiare sì, ma non troppo”; “cambiare sì ma non per lui, ma per me”; “cambiare sì, ma solo certi comportamenti”.

Il filosofeggiare e il ragionare servono a placare ansie, tensioni, incertezze. Scusa la franchezza: ma a te che cosa interessa definire scientificamente se cambiare è possibile o no? Non è molto più importante che tu viva felice, abbia accanto la persona giusta e viva con lei una relazione giusta per te?

Se per far questo ti capita anche di fare qualcosa per cambiare e ti succede anche che cambi, c’è qualcosa di male?

Ora arrivo a un punto molto importante, al GRANDE MALINTESO che ho la sensazione ci sia quando si parla di cambiamento. Cioè che cambiare sia innaturale, immorale e faticoso.

San Paolo, nell’”Inno alla Carità” dice: “Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino, ma da quando sono diventato uomo, ho smesso di fare le cose dei bambini.”

Da quando sei nato/a è vero che hai smesso di fare alcune cose (o bevi ancora dal biberon?!), ma, soprattutto, hai iniziato a farne tante altre.

Sai che cosa hai fatto? Hai aggiunto.

Hai aggiunto tanto a te stesso/a.

Sei nato perfetto/a, con tutto quello che ti serviva e che ti serve. E non sapevi camminare. E ti sei messo/a a camminare. E non sapevi parlare. E ti sei messo/a a parlare (e se sei donna fatichi a non farlo :) ). E poi ti sei messo/a a leggere, ad andare in bici, a giocare a pallone, a bere la birra e il vino, a guardare i ragazzi e le ragazze…

Cambiare per essere felici significa AGGIUNGERE.

Cambiare è la grande OPPORTUNITA’.

Lasciami i tuoi commenti. Sono pronta a tutto. Semmai ci scriverò un altro articolo.

Cordialmente

Ilaria

Come fare innamorare un uomo e tenerselo (Anteprima)
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103 Commenti

  1. Avatar di Monica

    Monica 13 anni fa (4 Luglio 2011 18:42)

    @ilaria: eheheheh ti prego non tiriamo fuori la la relatività del pensiero e dell'interpretazione perchè non ne usciamo più. il mio è il pensiero professionale da psicologa. un medico probabilmente vi dirà che è tutto dovuto ad anomalie neurotrasmettitoriali e che tutto si risolve con neurolettici, ansiolitici e antidepressivi. un ingegnere probabilmente si metterà a ridere dicendo che sono tutte fantasie. vorrei poter pensare anch'io che "cambiare si può", sarebbe più facile; se tutto è modificabile e modellabile sarebbe così semplice. se qui stiamo parlando di cambiamento come evoluzione, come maturazione, ci sto e l'ho detto anche prima, ma non penso che per maturare, per evolvere, basti volerlo; la nostra volontà è limitata e pensare di essere onnipotenti non porta molto lontano, ma porta al suo opposto ossia ad un profondo senso di impotenza difronte al fallimento. per questo mi accendo molto difronte a questi temi e divento puntigliosa (come osserva Bice) nell'utilizzo della terminologia; purtroppo le false speranze sono dietro l'angolo. detto questo, basta. mi sembra di aver abbondantemente contribuito su questo argomento ;)
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  2. Avatar di teresa

    teresa 13 anni fa (4 Luglio 2011 18:57)

    Cambiare è un atto faticoso. Perchè la paura prende il sopravvento e si preferisce, allora non abbandonare la via vecchia....Ecco perchè molte volte si sente la frase: cambiare si, ma non troppo. Se invece si riuscisse a prendere il coraggio e tuffarsi, bè allora si scoprirebbe sicuramente un altro mondo, giusto o sbagliato che sia. La vita è fatta di errori, aggiustamenti per porvi rimedio, ma solo così si diventa veramente donne/uomini.
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  3. Avatar di Monica

    Monica 13 anni fa (4 Luglio 2011 19:03)

    @BICE: non se sono io che non mi sono saputa spiegare o tu che non hai voluto capire. non mi pare di aver fatto propaganda di "arrenditi al tuo destino tanto sei spacciato", anzi. io credo che fermamente che si possa interrompere il circolo vizioso del passato che si ripete sul presente, io credo che le persone possano stare meglio (anche i depressi, persino gli schizofrenici), ma i presupposti sono prendere coscienza e accettare. prendere atto di quali sono i nuclei problematici della proprio vita ed accettarli non significa che sei condannato, anzi conoscere significa libertà. se io so cosa mi fa stare male, se io so cosa mi impedisce di vivere a pieno la vita come vorrei, posso svincolarmi da questo condizionamento. solo che non è il singolo comportamento che ti impedisce di vivere come vuoi ma la matrice dei comportamenti. "conosci te stesso!", conosci cosa ti fa stare male e sfuggi da questo vincolo. non è facile, non tutti ci riescono ma molti ce la fanno. esempio pratico un po' estremo ma emblematico: una paziente che capisce che il motivo per cui le sue relazioni sono sempre fallite (con una serie infinita di comportamenti messi in atto ma con un origine comune) perchè aveva idealizzato troppo la figura del padre e cercava in tutti gli uomini il padre perfetto e ovviamente non lo trovava. come prima cosa saprà perchè le sue relazioni sono fallite in passato andando ad eliminare tutta una serie di inadeguatezze che temeva di avere; in secondo luogo sarà svincolata da questa ossessione e cercare davvero una persona che le interessi senza metterla in discussione per le sue imperfezioni. mica deve arrendersi al fatto che mai nessuno sarà come suo padre.
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  4. Avatar di ilariacardani

    ilariacardani 13 anni fa (4 Luglio 2011 19:27)

    @ Monica, no, non è relatività del pensiero e dell'interpretazione, è filosofia della scienza :). Sono pienamente d'accordo con te: è un pensiero tuo e ci sono pensieri diversi, anche :) Buon proseguimento... :)
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  5. Avatar di raffaella

    raffaella 13 anni fa (4 Luglio 2011 20:07)

    @ Bice e Monica: penso che ogni essere umano abbia la meravigliosa opportunità di perseguire strade diverse. Non credo che l'una interpretazione escluda l'altra. L'approccio psicoterapeutico è incentrato sullo scavare nel passato per far emergere il lato oscuro, le cause delle credenze che si sono impossessate di te e ti limitano nella tua evoluzione. L'approccio utilizzato dai coach di "ultima generazione" , quelli seri che mai si permetterebbero di identificarsi con gli psicologi perchè di fatto non lo sono, mira a concentrarsi sul presente, a sperimentare strade nuove attraverso la consapevolezza che tu sei responsabile della qualità della tua vita. Ripeto, il fine ultimo è stare bene e vivere una vita di qualità e dunque ritengo che ci sia spazio per tutti. Ognuno di noi può ritenere più idonea l'una o l'altra strada per la propria crescita. Io personalemente, già molto introspettiva di mio, ho scelto la seconda, ma non escludo, un domani, di ricorrere alla prima. Perciò, gli assolutismi e le generalizzazioni non aiutano mai. Si può cambiare, si può maturare, si può crescere, si può scegliere...come ciascuno di noi arrivi a questa consapevolezza non ha poi una grande importanza...
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  6. Avatar di Bice

    Bice 13 anni fa (4 Luglio 2011 20:59)

    Monica, ti ho letto e riletto e probabilmente c'è qualcosa che non capisco, mi sembri cadere in continue contraddizioni. Ma forse sono io che non capisco le sfumature. Guarda, io la vedo così: capisco, accetto la realtà dei fatti, cambio. Esempio: capisco che mi autolimito e non sono felice perché vorrei viaggiare e non lo faccio > capisco che la paura viene da mia madre che teme l'ignoto e ha sempre avuto paura a lasciarmi andare (per cui mi proibiva di andare!!! proibiva e convinceva di quanto fosse pericoloso, dicendomi che ero imprudente, incapace) > accetto e metto da parte di avere una paura e una insicurezza che - capisco bene - non vengono da una mia realtà ma da mia madre, dalle sue paure, non da una mia vera incapacità > faccio quello che ho voglia di fare anche se, lontana, c'è pur sempre la voce di mia madre che dice che è pericoloso, non sono capace (...) e parto, provando a me stessa che la mia è una paura ingiustificata, che non ha motivo di essere, che lei aveva torto e io, comunque, non sono lei > torno pensando a quanto mi è piaciuto ciò che ho fatto - che ho fatto perché volevo farlo - e che mia madre aveva paure sue: il mondo non è pericoloso, io non sono incapace e posso fare della mia vita ciò che desidero. Mi guardo e mi vedo diversa. Per me, questo, è diventare più sicuri di sé e realizzare la propria vera natura, quella originaria, antecedente alle paure inculcate. Questo è un esempio recente, facile (eppure mi ha bloccata tutta la vita 'sta cosa... sono 15 anni che ho voglia di questo passo), ma dimostra che è solo agendo che si superano le paure e ci si ritrova diversi. Lo stesso per mille altre cose. Ho sempre oscillato tra uomini narcisi e uomini zerbini. La matrice comune è il rapporto di forza, sbilanciato, dipendente. So perché è così, so che è così... non voglio, mai più, rapporti così, che - l'ho sperimentato mille volte - mi fanno male e non sono d'amore. Allora comincio a cambiare quel che non va nella mia vita, mollando gli uomini così, astenendomi dalle relazioni così. In questo caso la scelta non è nemmeno tanto razionale. Ne sto lontana come chi è stato scottato e ha paura del fuoco... E, sono sicura, siccome ho capito questo, siccome ne conosco l'origine, siccome ho capito che l'amore non è quello e quelle due tipologie di uomo non sono le uniche possibili, siccome lavoro sulla mia autostima e insicurezza, sul problema della intimità e della dipendenza (ben più vasto che ristretto al campo amoroso, si va dai legami familiari a quelli amicali, alle relazioni in genere), che posso e so essere diversa e vivere relazioni diverse: equilibrate, mature, di vero amore. Con tutti, senza usare le persone, controllare o voler cambiare le persone. Ne sono certa al 100%. So che mi darò quel tipo di relazione e non altro. Come? Facendolo, semplicemente facendolo. Perché noi siamo, ma noi, anche, agiamo, facciamo e viviamo. Qui non si tratta di alzarsi una mattina e volersi diversi. Qui si tratta di alzarsi una mattina ed essere diversi... perché è arrivato il momento. E per me, cara Monica, è arrivato facendo, vivendo, sbaglio dopo sbaglio. Non capisco in che altro modo sarebbe potuto arrivare. Tu hai la tua teoria, io la mia esperienza. Il "conosci te stesso" l'ho praticato tutta la vita, poi ho "agito" un me stesso diverso che è sempre stato lì, ma che era legato mani e piedi. Io l'ho liberato, questo è il cambiamento. Reale, vitale, il mio successo e la mia pace. :-)
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  7. Avatar di Bice

    Bice 13 anni fa (4 Luglio 2011 21:49)

    Per me, Raffaella, l'approccio ideale integra insieme le due modalità. Capire e poi agire. Agire ti fa capire che puoi essere diverso, ti aiuta a reinterpretare e acquistare sicurezza. Agisci di nuovo e ti pensi diverso. Ti pensi diverso e agisci. Intanto ti accorgi che sei davvero diverso, sei cambiato... e tutto cambia. L'approccio europeo, in molti casi, in molte scienze, è speculativo e poco pragmatico. Quello americano riesce ad essere anche pragmatico. A volte il pragmatismo può dare l'impressione di essere superficialità, faciloneria. Certo, quando si riduce a consigliarti di enunciare frasi davanti allo specchio, si capisce bene come possa diventare ridicolo e perdere di credibilità. Ma non è questo il vero approccio pragmatico (o legato al presente, come dici tu): si tratta di vivere consapevolmente il presente, con occhi nuovi. Ilaria ci aiuta spesso a vedere le cose in modo diverso. Per me è stato fondamentale reinterpretare certe cose che credevo di me stessa e di ciò che mi accadeva. La sua ironia, il suo approccio aperto e sereno... è caldo, morbido... Si sta bene in questo posto, si sta bene quando la si legge. Ilaria mi strappa sempre un sorriso... non c'è severità, c'è accettazione. Questo è l'approccio giusto per me. Ma Ilaria non ha mai escluso consapevolezza e comprensione del passato. Solo non li giudica fondamentali. Monica invece pareva proprio escludere l'azione... Ecco, io non credo... siamo esseri viventi, agiamo le nostre vite, non possiamo solo pensarle... Comunque, certo, ognuno può pensarla come crede e ognuno deve trovare la sua via. Però mi permetto una provocazione a Monica, che afferma di non poter cambiare: e se tu ci provassi e scoprissi che invece sei diversa? Come mi diceva Ilaria tempo fa: forse le ali le hai e non lo sai... Era vero, avevo le ali e non le usavo. E' bastato un piccolo (a dirlo ora) sforzo di volontà. Con l'aiuto di Ilaria, che ha creduto in me. Grazie, Ilaria, della fiducia, era ben riposta :-)
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  8. Avatar di Monica

    Monica 13 anni fa (4 Luglio 2011 21:54)

    @BICE: semplicemente quello che tu vedi come un cambiamento io lo chiamo maturazione. tu dici: "Il "conosci te stesso" l'ho praticato tutta la vita, poi ho "agito" un me stesso diverso che è sempre stato lì, ma che era legato mani e piedi. Io l'ho liberato, questo è il cambiamento." ed è esattamente quello che ti ho detto in tutti i post precedenti, ossia ti sei liberata da dei condizionamenti e sei andata avanti più leggera e libera. non credo che tu abbia agito un te stesso diverso, ma semplicemente libero. non capisco cosa tu abbia letto di contraddittorio nelle mie parole, visto che alla fine quello che dico io l'hai sperimentato in prima persona. @RAFFAELLA mi è piaciuto molto il tuo intervento. il problema è che il confine tra le due cose purtroppo può diventare labile e in base a chi si ha davanti si possono fare danni.
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  9. Avatar di Bice

    Bice 13 anni fa (4 Luglio 2011 22:17)

    @ Monica: allora sono io che non ho capito, semplicemente. Forse davvero diamo un nome diverso alle stesse cose. Ho descritto quello che intendo per "cambiamento" e che tu chiami "maturazione" o "liberazione". Forse usi termini più corretti tu, ma a me, che mi ritrovo a vivere una vita diversa, viene proprio da chiamarlo "cambiamento". Ce l'avevo dentro, è evidente... e non posso nemmeno dire che non lo vedessi... anche se lo percepivo forse più come sogno che come vero potenziale. Nel momento in cui l'ho realizzato, sento quanto abbia sempre fatto parte di me. Sono ciò che sognavo di essere da bambina, me lo ricordo bene... andavo all'asilo ancora. E oggi viene facile dire: "ma come, era così facile, così vicino, così mio... perché tutti questi anni e tutto questo dolore?". Eppure ancora guardo stupita a me stessa. E non solo io. Anzi, forse più gli altri sono stupiti. Perché io in fondo certe cose le "sapevo" di me, loro no. Allora, loro mi vedono "cambiata", "diversa". Contribuisce anche l'aspetto fisico. Non è la prima volta che cambio pelle, negli anni mi sono via via realizzata (liberata), ma è la prima volta che ho questa sensazione di essere "al centro". Forse mi sono tanto scaldata temendo che tu volessi dire che il mio cambiamento non era che un'illusione, mentre io lo sento reale, vero e - sono sicura - stabile. Buona serata.
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  10. Avatar di Bice

    Bice 13 anni fa (4 Luglio 2011 22:35)

    @ Francesca, permetti? E' il tuo narcisismo che ti fa dire 'ste stronz... cioè, io capisco che tu possa sentire certe cose (sei da manuale, pare), però la tua soluzione - comoda - dove credi ti porterà? Ad essere felice? Pensi davvero di poter fare meno degli altri? Non saresti umana... Beh, dimenticavo, tu non sei umana, sei wonder woman! ;-)
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  11. Avatar di Bice

    Bice 13 anni fa (5 Luglio 2011 0:35)

    Preciso che mi riferivo ai discorsi fatti da Francesca prima del commento di Ilaria. I seguenti, invece, li trovo un po' più ragionevoli. Sicuramente, meglio se ti risolvi i tuoi problemi prima di fare del male agli altri, però ho dei dubbi che l'isolamento possa giovare... E non partire mettendo di mezzo la fortuna, che pare già che hai la scusa pronta se va male... qualunque cosa il destino ci propini, tutto dipende da come decidiamo di reagire. Sarebbe come se io dicessi: "mi capitano solo uomini impegnati"... non è vero, ma se io trovo interessanti solo quelli finisce per diventare il mio destino, solo che... chi lo ha scelto? Io. Vabbeh, adesso basta... comunque, Francesca, pensi sempre troppo secondo me...
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  12. Avatar di Anna

    Anna 13 anni fa (5 Luglio 2011 8:17)

    @Elisa la penso come te e anche io sonocircondats da persone che mi dicono che sono troppo esigente, non si adattarmi.. Non mi piace nessuno non e' vero io si cosa voglio e' solo molto difficile da trovare
    Rispondi a Anna Commenta l’articolo

  13. Avatar di Bice

    Bice 13 anni fa (5 Luglio 2011 9:03)

    Secondo me questa poesia, trovata su internet nel riflettere sui "copioni", chiarisce bene un certo percorso... I Cammino per la strada. C’è una profonda buca nel marciapiede. Ci cado. Sono perso…Sono impotente. Non è colpa mia. Ci vorrà un’ eternità per trovare come uscirne. II Cammino per la stessa strada. C’è una profonda buca nel marciapiede. Fingo di non vederla. Ci ricado. Non riesco a credere di essere in quello stesso posto. Ma non è colpa mia. Ci vuole ancora molto tempo per uscirne. III Cammino per la strada. C’è una profonda buca nel marciapiede. Vedo che c’è. Ci cado ancora….è un’abitudine. I miei occhi sono aperti. So dove sono. È colpa mia. Ne esco immediatamente. IV Cammino per la strada. C’è una profonda buca nel marciapiede. La aggiro. V Cammino per un’altra strada * Nelson, Portia, Autobiography in five short shapters, in Black, Claudia, Repeat after me, M.A.C. Printing and Publications, Denver 1985.
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  14. Avatar di Riccardo

    Riccardo 13 anni fa (5 Luglio 2011 9:20)

    @ Bice Per motivi che non sto a spiegarti, le gente decide di isolarti. Così cresci solo e ti abitui, la compagnia altrui diventa qualcosa che cerchi solo se piacevole e raramente lo è, perchè sei cresciuto nel disprezzo altrui. E poi dove è scritto che si deve stare per forza con qualcuno? Perchè si dovrebbe cercare la compagnia di persone che ti dimostrano senza troppi veli il loro sentirsi superiori a te, piccola insignificante sottoschifezza? E che siamo: autolesionisti?
    Rispondi a Riccardo Commenta l’articolo

  15. Avatar di Riccardo

    Riccardo 13 anni fa (5 Luglio 2011 10:17)

    @ Francesca. Dovresti fare quello che ho fatto io: giocare a rugby e servizio militare nei paracadutisti. Lì esiste il senso del gruppo. Fuori da li è un letamaio. Proprio in questi giorni alla radio pubblicizzano il libro di uno psicologo francese che spiega come i bambini siano educati malissimo: abituati a non sentire mai un no, abituati ad avere tutto quello che vogliono e subito. Spiega che questi bambini in futuro saranno dei disadattati. Per quanto riguarda i no, questo problema non l'ho mai avuto. E' l'unica risposta che ho sempre avuto, tanto è vero che non chiedo praticamentemai niente. Ho imparato a guadagnarmi le cose. Se poi gli altri riconoscono che la cosa mi spetta, la ricevo, altrimenti tolgo il disturbo.
    Rispondi a Riccardo Commenta l’articolo

  16. Avatar di Aliyah

    Aliyah 13 anni fa (5 Luglio 2011 10:45)

    uh madonna... a leggere qua ultimamente sembra la "fiera dell' automonitoraggio costante". Ma la spontaneità proprio vi è sconosciuta??? Ma chi è che vi punisce se vi lasciate andare ??
    Rispondi a Aliyah Commenta l’articolo

  17. Avatar di Bice

    Bice 13 anni fa (5 Luglio 2011 11:57)

    @ Francesca: meglio così! Sai, io non ti conosco e quindi a volte, commentando, vado "oltre" quel che scrivi pensando ad altri narcisisiti o a come lo sono stata io...
    Rispondi a Bice Commenta l’articolo

  18. Avatar di Riccardo

    Riccardo 13 anni fa (5 Luglio 2011 12:22)

    @ Aliyah Grazie alle persone che ho conosciuto io, l'autocontrollo per me è un obbligo. Queste persone aspettavano solo il momento di un leggero cedimento per deriderti, umiliarti, etc. Credo che non esista animale feroce che possa esprimere una cattiveria vagamente paragonabile a quella dell'essere umano L'animale è feroce per vivere, l'essere umano è feroce perchè è cattivo nell'anima.
    Rispondi a Riccardo Commenta l’articolo

  19. Avatar di Bice

    Bice 13 anni fa (5 Luglio 2011 12:29)

    @Aliyah: automonitoraggio, consapevolezza... sicuramente ora è troppo. Però, ora, serve così... dopo, quandi i nuovi comportamenti saranno assimilati, si potrà essere più spontanei facendo attenzione solo ai punti ancora deboli o inevitabilmente deboli. Come dice la poesia. Prima sbagliavo e davo la colpa agli altri, poi vedevo l'errore e lo facevo comunque, poi facevo l'errore ma rimediavo più in fretta assumendone la responsabilità, poi, ora, schivo l'errore. Nelle faccende d'amore, io sono a questo punto. Presto camminerò per un'altra strada. In altre cose sono più avanti... Tutto questo processo richiede attenzione, poi un giorno diventa automatico, diventa un nuovo modo di essere. E' sempre così, l'ho provato altre volte. Come imparare a guidare l'auto: dopo un po' non pensi più a frizione e freno mentre lo fai, giusto? Uguale...
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  20. Avatar di Elisa

    Elisa 13 anni fa (5 Luglio 2011 12:48)

    @Elena: amiche deprimenti e autolimitanti? Ne ho un paio anch'io ma tendo a tenerle un po' a distanza, anche se nel rispetto e nella gentilezza, e a non frequentarle assiduamente perchè ho capito che è importante, quando si vuole stare bene, circondarsi di persone positive, stimolanti, da cui prendere esempio e che non siano fonte di avvilimento per il loro carattere e il loro modo di affrontare la vita. In questo periodo sto cercando di "allargare il cerchio" ma mi rendo conto che non è sempre facile, alla fine mi consolo col pensare che "meglio pochi ma buoni" e per fortuna qualcuno di buono mi è rimasto.. @Anna: penso che accontentarsi in amore sia sbagliatissimo, apparte che i sentimenti non si possono pilotare e non ci si può innamorare a comando inoltre una coppia non si forma "a tavolino" mettendo insieme due identikit presumibilmente compatibili.. Io mi sono innamorata per la prima volta a 28 anni, storia durata poco meno di un anno, non completamente felice ma che mi ha donato momenti indimenticabili e mi ha fatto crescere molto come persona. Col senno di poi mi ripeto che non era l'uomo giusto ma quando l'ho conosciuto ho sentito che era lui, che volevo lui, volevo rischiare con lui e per lui..Se anni addietro mi fossi accontentata di altri, poi non sarebbe stata la stessa cosa; il fatto di non accontentarmi e aspettare ha reso poi speciale l'incontro che, in seguito, ho fatto 3 anni fa. Dopo di lui, altri incontri, altri ragazzi che, più o meno, mi hanno fatto il filo ma nulla che riaccendesse in me i sentimenti provati quella volta; ho stretto amicizia con un carissimo ragazzo a cui voglio bene e su cui, talvolta, mi sono chiesta se potesse essere l'uomo giusto, mai però è scattata la scintilla: quel trasporto, quell'attrazione che si prova quando si è innamorati..Forse è un mio limite ma, dal mio punto di vista, l'aspetto esteriore per me è imprescindibile quando cerco un potenziale partner. Poi , naturalmente, non mi fermo soltanto a quello ma per me la bellezza interiore deve coniugarsi con quella esteriore, il che non vuol dire che io cerchi "un uomo da copertina" ma perlomeno un ragazzo che mi attragga anche sul piano fisico, altrimenti come fa a scattare l'attrazione e, in seguito, l'amore? Poi mi vengono a dire che, quando ci si innamora, un uomo che all'inizio non si trovava attraente lo diventa poi in automatico perchè l'amore "trasfigura"..Mah, può anche essere ma ripeto, nel caso mio, io all'inizio guardo un po' tutto, lato interiore ma anche esteriore..forse è quello che mi frega e mi porta a selezionare ma non ci posso fare nulla, per me è automatico ;-)
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