Se hai sofferto o stai soffrendo per amore e pensi di non trovare la persona giusta per te o che l’uomo giusto per te proprio non esista – perché, tra l’altro, pensi che gli uomini siano tutti stronzi – è possibile che tu ti stia comportando come una reduce. Ci hai mai pensato?
"Se la sofferenza vi ha resi cattivi l’avete sprecata. ida_bauer Twitter"
Ma chi è un reduce? Un reduce è chi è tornato da un’esperienza drammatica, pericolosa e terrorizzante magari durata anche a lungo, tanto da sembrare eterna.
E questa esperienza in un modo o nell’altro ha lasciato segni o ha lasciato tracce. Ferite e cicatrici. O magari anche un dono (segnatelo questo)…
Di solito ci si riferisce ai reduci come reduci di guerra. Il cinema e la narrativa hanno fatto enormi fortune sulle storie dedicate ai reduci. Pensa ad esempio alla serie dei vari Rambo.
In realtà io sono convinta che ci sono molte altre esperienze nella vita che rendono persone “comuni” simili a reduci di guerra, anche se quasi nessuno ne è consapevole o vuole considerarlo. E sempre più studi e ricerche lo dimostrano.
Un abbandono, la fine di una storia, un divorzio possono essere tutte esperienze traumatiche che hanno la stessa intensità e gli stessi effetti sulle persone di quello che può avere il combattere in prima linea in uno scontro armato.
Anche un tradimento può essere un trauma difficile da superare e che lascia segni.
Così come pure il mobbing, la violenza psicologica, la violenza sessuale o l’essere stati vittime di un evento naturale tragico (terremoto, alluvione, frana etc.). O anche la perdita di una persona cara, la perdita di un figlio, anche prima della sua nascita. Perfino perdite finanziarie o raggiri e furti subiti possono essere traumi gravi, ai quali attribuire la giusta importanza. Cioè eventi da non sopravvalutare ma soprattutto da non sottovalutare per il loro impatto sulla nostra emotività.
Un modo utile di considerare le tue esperienze
Questo significa che chiunque abbia sperimentato un tradimento, una separazione o un abbandono ha per forza subito un trauma difficile da superare? No di certo.
L’intensità dell’esperienza e la sua percezione come traumatica dipendono dall’individuo che la sperimenta, dalle caratteristiche specifiche dell’esperienza vissuta, dal contesto e dalla elaborazione che ne fa chi la vive.
Un divorzio consensuale e amichevole che avviene tra due persone che hanno condiviso molto e condividono anche l’idea di essere arrivate a fine corsa è ben diverso da “un fulmine a ciel sereno” subito e non consensuale.
Il “furto” di un giocattolo da parte di un compagno di classe alla scuola materna può avere nel ricordo della stessa persona un impatto molto più doloroso dello scippo di mille euro in centro città.
Accettare un divorzio come uno dei tanti accadimenti della vita che causa molti cambiamenti spiacevoli ma porta anche nuove opportunità di realizzazione, è ben diverso che considerarlo la “fine di tutto” e “il fallimento dei fallimenti”.
Il punto di vista e il significato che attribuiamo agli eventi possono fare la differenza tra serenità e dannazione (segnati anche questo).
"Non sai che ognuno ha la pretesa di soffrire molto più degli altri? H. de Balzac"
Immagino che ora tu possa pensare qualcosa del genere: “Scusa Ilaria, adesso proprio non ti seguo più. Prima mi dici che la fine di una storia è un trauma simile a quelli provati da chi è stato a combattere in prima linea e poi mi dici che invece è un’opportunità di rinascita. No, perché prima mi spaventi e mi fai credere di essere stata traumatizzata, poi neghi? Dov’è la verità?”
In questo momento il mio obiettivo è chiarire che spesso sperimentiamo dei veri e propri traumi e non lo sappiamo e non ne teniamo conto e il fatto di non saperlo e non tenerne conto non va bene.
Ribadisco, a proposito di traumi, molti ricercatori sono concordi nel ritenere che per esempio il disturbo post traumatico da stress (PTSD nell’abbreviazione in lingua inglese), che all’origine è stato diagnosticato sui veterani di guerra, può colpire persone sottoposte a vari traumi, inclusi per esempio il divorzio e la separazione.
Questo potrebbe significare allora che se sei divorziata o sei separata o se il tuo corteggiatore non ti chiama da una settimana tu inevitabilmente e senza dubbio hai sperimentato o stai sperimentando un trauma?
Assolutamente no. Però in certi casi potrebbe accadere (non nel caso in cui lo spasimante di turno non si fa sentire da una settimana, si spera).
In certi casi invece non accade proprio.
Se pensi di avere subito un trauma e di stare sperimentando qualcosa di simile al disturbo post traumatico da stress, te ne devi occupare, chiedendo aiuto a persone capaci ed esperte, a professionisti.
Nello stesso tempo evita di drammatizzare. Soffrire o aver sofferto non significa necessariamente avere bisogno di aiuto o di sostegno specifici.
Bene, ora che abbiamo chiarito possiamo andare oltre, al nocciolo della questione dell’articolo.
Ti consiglio di continuare a leggere in ogni caso. Se hai vissuto esperienze veramente traumatiche; se credi di averle vissute o anche se sei solo un po’ arrabbiata e addolorata per quanto ti è successo in passato e hai poca fiducia e poca speranza nel tuo futuro.
Non puoi fare la reduce per sempre
A chi mi riferisco quando parlo di reduci? A quale tipo di atteggiamento mentale penso?
Mi riferisco a tutte quelle signore che dopo qualche esperienza sentimentale deludente assumono un atteggiamento negativo, cinico e distruttivo verso qualsiasi cosa capiti loro e in particolare verso tutto quello che riguarda le relazioni di coppia e gli uomini (soprattutto).
Esattamente come lo stereotipo del reduce da film americano di cassetta (o anche pseudo intellettuale), le reduci non fanno altro che esprimere il loro dolore (unico e irripetibile), il loro disgusto (esagerato e insuperabile) e il loro disprezzo (radicato e soprattutto articolatamente e dettagliatamente motivato) verso qualsiasi proposta che possa far loro trovare un minimo di serenità (impossibile) o un uomo passabile (“gli uomini sono tutti delle melme, degli immaturi, quelli di oggi poi, mica come mio nonno”).
In realtà, come il reduce di guerra da stereotipo è rancoroso con il mondo perché si sente incompreso, “colpito al cuore”, non riconosciuto per quanto ha fatto e per quanto ha sofferto, così la reduce da delusioni sentimentali è arrabbiata, risentita e delusa.
Per una/due/tre relazioni con uomini sbagliati che l’hanno fatta soffrire, si è convinta che TUTTI gli uomini siano sbagliati.
Per uno/due anaffettivi dei quali si è innamorata, è certa che l’amore non esista.
Per il fatto di essere stata tradita dieci volte dallo stesso soggetto, garantisce che tutti gli uomini sono dei bugiardi bastardi traditori.
La reduce sente un bisogno potente e insopprimibile di conforto, di consolazione, di comprensione.
Per questo si lamenta in continuazione.
Vuole essere compresa nel suo dolore enorme e insuperabile e cerca supporto sfoderando cinismo, sarcasmo e disfattismo. E non è finita qui.
Se hai visto il film Forrest Gump, ti ricorderai il personaggio del tenente Dan, che, durante uno scontro in Vietnam ha perso le gambe ed è stato salvato da Forrest.
Il tenente Dan, come ogni reduce che si rispetti, disprezza Forrest per il suo approccio entusiasta alla vita, per il fatto di averlo salvato e di averlo quindi “condannato” a una esistenza infame. Si dà all’alcol e a una vita miseramente dissoluta.
Ma non per sempre…
Come il tenente Dan, anche la reduce da sofferenze sentimentali è disgustata da tutto e da tutti, in particolare da chiunque tenti di portare con parole opere o anche omissioni un barlume di luce e di speranza nella sua vita.
La reduce si comporta come se fosse infastidita da ogni pensiero positivo su relazioni, amore e uomini.
Cerca consolazione e quindi è inconsolabile.
"Concediti un momento di dolore quando le sventure della vita ti visitano. Tuttavia, non trascorrere le tue giornate nella costruzione di un monumento in loro onore. Dodinsky"
Ma la vera verità è che la reduce tiene moltissimo ad avere una nuova relazione, a incontrare l’uomo giusto, a vivere una vita di coppia.
Il suo è un cinismo difensivo. La reduce desidera enormemente una bella vita sentimentale e allo stesso tempo ha una paura folle di soffrire ancora. E’ per questo che fa la reduce.
E’ combattuta tra un sentimento di profonda sfiducia verso il mondo dei sentimenti e il sogno mai sopito di una relazione fantastica e appagante. In fondo al proprio cuore crede e vuole credere ancora nell’amore.
Anche se afferma esattamente il contrario.
Ecco perché assumere il comportamento della reduce è una trappola mentale e anche reale.
Fare la reduce è una trappola (mentale e non solo)
E’ una trappola mentale perché i pensieri della reduce sono tanto negativi da avvelenarla e da renderla respingente per gli uomini di valore.
Quale uomo sano, di buon senso e con un po’ di amor proprio vorrebbe star vicino a una donna che pensa e parla in modo cinico e distruttivo delle relazioni, dei sentimenti e dell’altro sesso?
Quale uomo con un equilibrio mentale minimo può sentirsi attratto da una donna che considera tutti gli uomini bugiardi, traditori e anche stupidi?
Fare la reduce è una trappola reale perché, guarda caso, sono proprio le reduci che, a dispetto di tutti i muri e gli steccati che erigono nel vano tentativo di proteggersi dal dolore passato e futuro, le prime a cedere alle lusinghe del primo adulatore da due soldi che passa di lì.
Cadendo, di nuovo, calzate e vestite nell’ennesimo imbroglio sentimentale.
Come anche la storia del tenente Dan insegna, la via alla serenità personale e a una relazione sana passa attraverso la fase dell’accettazione del dolore vissuto e delle ferite e cicatrici che il dolore ha lasciato.
"Il dolore è l’agonia di un istante, l’indulgere nel dolore è l’errore di una vita.
Benjamin Disraeli"
Passa anche dalla rielaborazione del fallimento come “insegnamento” e dalla consapevolezza che anche l’evento più luttuoso non solo ha fatto scorrere lacrime e lasciato pessimi ricordi e orribili sensazioni, ma anche un dono di saggezza rispetto alla comprensione di se stesse, degli altri e del mondo.
Dopo tanto dolore, dobbiamo considerare non solo di avere la possibilità e l’opportunità di una felice rinascita, ma anche un dovere morale verso noi stesse e la nostra esistenza.
Claudine 8 anni fa (10 Dicembre 2016 9:17)
Claudine 8 anni fa (10 Dicembre 2016 9:27)
Claudine 8 anni fa (11 Dicembre 2016 17:55)
Lu 8 anni fa (11 Dicembre 2016 13:34)
Ilaria Cardani 8 anni fa (11 Dicembre 2016 16:34)
Lu 8 anni fa (11 Dicembre 2016 19:21)
Cara Ilaria, grazie a te per tutto quello che scrivi! E' utile per mettere insieme i pezzi!:)! Spero tanto ne parlerai prima o poi!Gea 8 anni fa (11 Dicembre 2016 19:42)
Lu 8 anni fa (12 Dicembre 2016 16:10)
Grazie Gea! Sono molto d'accordo con te sulla resilienza!:)!Gio'speranza 8 anni fa (11 Dicembre 2016 13:26)
valentina.maidiremai 8 anni fa (11 Dicembre 2016 18:39)
Giosperanza 8 anni fa (13 Dicembre 2016 2:44)
Anna 8 anni fa (13 Dicembre 2016 8:30)
monica 8 anni fa (25 Dicembre 2016 3:49)
Articolo in cui le tue parole fanno riflettere molto .Vic 5 anni fa (15 Gennaio 2020 17:19)
Ally 5 anni fa (14 Gennaio 2020 23:51)
M&M 5 anni fa (15 Gennaio 2020 18:32)
Ally 5 anni fa (17 Gennaio 2020 18:27)