Soffrire e soffrire per amore non piace a nessuno. Almeno in generale. Almeno all’apperenza. Almeno per quel che si dice in giro. E il dolore fa parte della vita – lo so, te l’hanno già detto – anche se molte persone sono convinte che la vita, per essere degna di essere vissuta, possa essere solo amore-successo-fortuna-salute-soldi e, se non è così, significa che si è terribilmente sfigati e che la sfortuna ti ha preso di mira.
Allora, lasciamo perdere la fantasia propinata dai mezzi di comunicazione e dalla pubblicità dei detergenti intimi o dei colluttori e stiamo alla realtà dei fatti, dotandoci del cinismo necessario e di un atteggiamento mentale utile a essere stronza quanto basta per ritrovare e manterenere un buon livello di serenità e di felicità personale.
"Il saggio cerca di raggiungere l’assenza di dolore. Aristotele"
Il dolore esiste, eccome. Esiste il dolore fisico ed esiste il dolore emotivo. Le relazioni con le altre persone sono spesso (ho scritto “spesso”, non “sempre”) fonte di dolore. Perché? Perché nelle relazioni siamo costretti a vedere i nostri limiti, a vedere quelli degli altri e le stesse relazioni pongono limiti e confini alle nostre fantasie di soddisfare tutti i nostri bisogni.
Il rapporto di coppia vero e proprio molto spesso è fonte di dolore. Perché l’ingenuità, l’incapacita di leggere i segnali e il desiderio di volere a tutti costi un compagno fanno sì che molte donne continuino a ripetere schemi non utili, che le spingono in storie sbagliate con uomini sbagliati.
Dolore, storie sbagliate e fascino personale
Ecco, veniamo al dunque: gli uomini sbagliati, le relazioni sbagliate, l’amore che fa soffrire. Spesso abbiamo detto anche su questo blog che il fatto che una donna si metta sempre e soltanto con uomini sbagliati e in storie che non funzionano è dovuto a un’abitudine appresa in tempi lontani, in base alla quale si è fatto proprio uno “stile” in base al quale amare ed essere amata. Cioè, questo “stile”, questo “modello” può mettere nelle condizioni di stare con un partner che non sa amare, non dà rispetto e non dà valore, né a te, né alla relazione.
Inserite nel loro schema – che molto spesso è l’unico che conoscono – anche se soffrono e stanno male, molte donne sperimentano una sorta di tranquillità sottostante, c’è un “pezzo” di loro che si sente rassicurato e “protetto”: sanno bene in che storia sono, perché assomiglia molto bene a una relazione tra persone che hanno già vissuto e che hanno imparato a conoscere, a cercare e a mantenere in vita.
"L’uomo dovrebbe imparare ad affrontare il dolore perché non è tutto da gettare via. Romano Battaglia"
L’aspetto di cui ho appena parlato è molto importante: si passa da una storia sbagliata all’altra perché le proprie convinzioni personali sulle relazioni d’amore sono sbagliate all’origine e magari prevedono che l’uomo debba essere forte e rude, la donna fragile, paziente e comprensiva. Oppure prevedono – come è sempre stato di gran moda e tuttora è di gran moda – che l’amore vero debba per forza portare sofferenza e dolore, a prescindere, se no, se non si soffre e non si patisce, se non si piange, allora no, non è un amore serio.
"C’è un dolore che tormenta e uno che matura. Romano Battaglia"
A questo punto è importante toccare un altro aspetto, che è vicino al precedente, ma contiene delle variazioni. E si tratta del dolore sempre e comunque. Riepiloghiamo e facciamo un passo avanti: 1) si soffre quando si è in una storia sbagliata (e probabilmente la sofferenza in questo caso e il dolore sono previsti dal “copione originario” della protagonista sulle sue storie d’amore; 2) si soffre quando si lascia la storia sbagliata, o quando le storie sbagliate sono finite. E qui ci può stare, certo: chi non soffre per una storia conclusa e per una separazione? La stragrande maggioranza delle persone tende a interpretare la fine di una storia (che sia di amore o di amicizia) come un fallimento, mentre molto spesso bisognerebbe interpretarla come un grande successo, come una vittoria.
Il fatto è che 3) si soffre anche quando tutte le storie sbagliate sono finite da un pezzo, tutti gli uomini sbagliati sono lontani e lasciati da molti anni e le relazioni finite (con il lutto che ne consegue) sono veramente un capitolo chiuso, terminato, concluso, sul quale non c’è proprio più niente da dire né da scrivere.
Dolore e paura di cimentarsi
Che cos’è allora che continua a portare dolore nella vita di persone che, seppure con fatica e superando tutti gli ostacoli, sono uscite da situazioni negative?
Perché signore e signorine continuano a soffrire e a lamentarsi per quel che c’è stato nel passato e non riescono a liberarsene nel presente, tanto da rimanere paralizzate per mesi e per anni, quando i temporali sono ormai finiti da un pezzo, gli arcobaleni sono già apparsi e scomparsi e non ci sono nuvole all’orizzonte?
"C’è un dolore che distrugge e un altro che avvisa per tempo di ciò che occorre fare. Romano Battaglia"
Perché tante signore e signorine – ma ci sono tanti signori nel gruppo, eh, giusto perché si sappia! – mettono a repentaglio tutta la propria esistenza, anche dal punto di vista della realizzazione personale e professionale e non solo da quello sentimentale (che molto spesso non è il più importante) perché non riescono a liberarsi dal dolore del passato?
Dolore, autostima e senso del valore di sé
Molte donne non vogliono smettere di soffrire perché il dolore le fa sentire importanti, interessanti, uniche. Crudo finché vuoi, ma molto spesso è proprio così.
L’idea di aver sopportato nella propria vita terribili traumi (magari in famiglia e sul lavoro) e la convinzione di essere particolarmente sfortunate in amore diventa l’impalcatura sulla quale costruiscono la loro identità, il senso di valere qualcosa per gli altri, la leva del proprio fascino unico e irripetibile.
So bene che questa notizia è un po’ scioccante. E ti pare anche indelicato – forse – che io ne scriva.
Sono d’accordo sul fatto che sia una rivelazione per molte tanto illuminante da determinare una vera e propria svolta: per questo non trovo indelicato parlarne.
Se per caso, con una breve e intensa riflessione, arrivi alla conclusione che sì, in parte anche tu provi un po’ di compiacimento e anche un sottile orgoglio per il tuo stato di persona sempre immersa nel dolore – dal meno al più – ti invito a spingerti un pochino più in là.
Stai tranquilla, tutto bene, tutto utile per te.
Chiediti se per caso questo tu attaccamento al dolore non nasconda una bassa autostima. Cioè, detto in altre parole: lo sai, vero, che puoi brillare, risaltare e avere successo nella vita senza doverti aggrappare ostinatamente e per forza al dolore, come a una boa in mezzo al mare?
Lo sai che puoi essere interessante, affascinante e unica anche se ti tiri su le maniche e dài un bello spintone all’indietro al tuo passato e cominci di buona lena a costruire il tuo presente e il tuo futuro?
Non hai bisogno del tuo dolore e di continuare a soffrire per pensare di avere uno spessore da vera donna. Puoi essere una vera donna anche e soprattutto attraverso la piena felicità.
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Michela91 11 anni fa (29 Gennaio 2014 15:16)
francesca 11 anni fa (29 Gennaio 2014 15:20)
D'accordissimo con Ilaria!!!ilariacardani 11 anni fa (29 Gennaio 2014 14:54)
Michela91 11 anni fa (29 Gennaio 2014 15:13)
Anna1 11 anni fa (29 Gennaio 2014 15:33)
D'accordissimo con Ilaria... E pensare che ci sono anche uomini di 30 e passa anni che si comportano così... Figuriamoci uno di 20 anni...Goldie 11 anni fa (30 Gennaio 2014 15:03)
Tina 11 anni fa (2 Febbraio 2014 11:59)
Mi rendo conto di quanto spesso mi ostino a soffrire per amore in modo del tutto inutile..l'emotività è una brutta bestia!!!!Laura 11 anni fa (2 Febbraio 2014 15:52)
romi 11 anni fa (2 Febbraio 2014 21:47)
razionalmente mi e' tutto chiaro.emotivamente ho il vortice che mi risucchia in loops per me dannosi di autosofferenza.la fregatura concordo e' l' emotivita'.CioccolatoDolce 10 anni fa (14 Gennaio 2015 11:04)
alessia 10 anni fa (11 Maggio 2015 9:02)
Gretel 7 anni fa (22 Agosto 2017 19:07)