Oggi parliamo di coraggio e di speranza e parliamo di storie personali e di radici.
Per esempio: tu sai da dove vieni, qual è la tua storia, quali sono le tue radici?
Intendo quelle tue-tue-tue, che sono solo tue e di nessun altro, tanto per cominciare. Ti capita di pensare a te “in prospettiva”, riflettendo di tanto in tanto e rivedendo te stessa adesso, ma rispetto al passato?
Pensi mai a quali sono le origini e le radici delle tue convinzioni e dei tuoi comportamenti?
A quali sono stati e sono i momenti di grande paura e di grande coraggio della tua vita, quelli tuoi personali?
Non mi sto riferendo a niente che abbia a che fare con l’analisi o la psicoanalisi, sia chiaro.
Mi sto riferendo al fatto di concentrarti su di te per conoscerti meglio, stimarti di più, volerti bene e affrontare la vita con il coraggio che di certo hai e che magari non sai di avere.
E, insieme al coraggio, scoprire e diventare consapevole di tante risorse che pensi di non avere ma che invece hai e hai anche messo a frutto, magari nel tuo passato, ma non te ne sei accorta.
E allora pensi di non valere niente e invece vali molto. E pensi di avere solo paura e di non avere coraggio. E, senza che tu lo sappia, il coraggio ce l’hai eccome e il coraggio, soprattutto, te lo puoi dare.
"Per essere felici ci vuole coraggio. Karen Blixen"
Essere consapevoli di se stesse e di quello che si è capaci di fare significa mettere insieme tutto il coraggio che abbiamo, sapendo che il coraggio è una risorsa della quale disponiamo, per natura e per personalità.
Qualsiasi personalità abbiamo. Tutti noi abbiamo coraggio. Anche tu, di certo.
E a che cosa serve il coraggio?
Il coraggio serve, per esempio, a conquistare la propria libertà e mantenerla. E la propria libertà, al giorno d’oggi, è soprattutto libertà di pensiero e di scelta. Libertà di scelte di vita.
La libertà di pensiero non è convincersi che tutti al mondo sono sbagliati o che chi ci comanda non è all’altezza della situazione o che la vita è triste e ingiusta perché il tipo che ti ha abbordato online e non hai mai visto – ma del quale sei già follemente innamorata – sono 48 ore che non ti manda un whatsapp; la libertà non è andare a “vomitare” tutto questo in ufficio – lamentandoti con i colleghi – o su Facebook o su qualche forum o blog, credendo di aver fatto qualcosa di utile, intelligente o speciale. Originale e controcorrente.
Il coraggio e la speranza: a che cosa servono?
Perché accusare il mondo di non essere alla tua altezza non è la soluzione a una vita meschina e di melma o a un momento di difficoltà.
Avere libertà di pensiero significa usare la propria testa per decidere della propria vita, è adoperare nei modi e nelle direzioni giuste il proprio senso critico, cioè non bersi tutto quello che viene dall’esterno – genitori, insegnanti, vicini di casa, amiche che sanno tutto sui rapporti sentimentali, ma non hanno mai avuto una storia decente, uomini senza spina dorsale che ti vogliono usare, in cambio di paroline da baci perugina che ti fanno sciogliere come burro al sole, pubblicità e comunicazioni manipolatorie di vario genere – ; avere libertà di pensiero significa evitare di farsi trascinare dalla stupidità di massa e dalla paura che diventa terrore e poi cieca aggressività distruttiva.
"La speranza è un rischio da correre. È addirittura il rischio dei rischi. G.Bernanos"
Avere libertà significa staccarsi dal gregge, ma non con l’obiettivo di staccarsi dal gregge giusto per farlo, perché staccarsi dal gregge per poter sostenere di essere vincenti dato che si è “diversi” è, di fatto, rimanere legati al gregge più di prima.
Il nostro mondo è pieno di “originaloni da social network”, “anticonformisti delle parole” e “pecoroni all’incontrario” che credono di distinguersi dal gregge e in realtà desiderano solo esserci dentro, e fanno i “controcorrente” solo perché hanno un disperato bisogno di essere accettati.
Come i preadolescenti e gli adolescenti che per sperimentare se stessi e la propria indipendenza, fanno quelli che vanno “contro” perché hanno il terrore di essere rifiutati.
La differenza è che gli adolescenti e i preadolescenti il proprio coraggio lo devono ancora scoprire, sono in “costruzione”.
Il coraggio e la libertà ti fanno vivere la vita come tu la vuoi, affrancandoti dalle convenzioni e dalle convinzioni sbagliate, senza farti mettere contro qualcosa o qualcuno, ma solo agendo a vantaggio di te stessa e della tua vita. E questo è ben diverso.
La paura e il nemico invisibile siamo una comunità e vinciamo con ragione e tutti uniti
Dopo molti giorni di riflessione riprendo in mano e faccio un’aggiunta a questo articolo oggi, il 21 novembre 2020, dopo averlo aggiornato il 12 marzo del 2020 quando il nostro paese, l’Italia, si era fermato e ciascuno di noi, ognuno, tutti, abbiamo dovuto cambiare forzatamente stile di vita per sconfiggere un nemico misterioso e invisibile, il corona virus. Il famigerato Covid 19
Il 12 marzo, con un po’ di esaltazione, dichiaravo: “#noineusciremopiùforti.
E scrivevo: “Ce la faremo, è certo, lo prova il fatto che in Cina l’hanno già quasi sconfitto e lo prova il fatto che la vita, anche se con fatica, con impegno, con dolore, vince sempre sulla morte.
Perché siamo nati e siamo vivi per vivere, il nostro tempo, non indeterminato, certo, ma per vivere.
E ce la faremo. Tutto andrà bene. #noineusciremopiùforti”
Oggi, 21 novembre 2020, te lo dico, non sono assolutamente convinta che ne usciremo più forti.
Molte le sono le persone ammalate, molti i morti, tanti di noi sono stati colpiti in prima persona dal virus, altri hanno subito lutti.
Siamo in gravi difficoltà economiche, purtroppo e tra chi mi legge so che c’è chi patisce difficoltà economiche e di salute.
E in più ci sono i negazionisti, quelli che negano, quelli che non ci credono, quelli ai quali non sembra vero.
Ecco, per essere chiara io non mi trovo d’accordo con i negazionisti, e se si negazionista e complottista, sei libera di esserlo e credo che qui non troverai niente di utile per te.
Come capirai dalla lettura di questo articolo, l’avevo scritto quasi 5 anni fa (!!! perbacco, sembra ieri) in occasione di un orribile attacco terroristico, in cui il nemico principale erano uomini che attaccavano altri uomini.
Posso dirlo? Non c’è nulla di peggio di un essere umano contro un altro essere umano.
Ecco perché, venendo a noi, bisogna evitare le persone sbagliate, le persone tossiche, gli uomini sbagliati.
Contro il corona virus ce la faremo. Lo scrivevo a marzo e lo ribadisco adesso. E ce la faremo pagando un prezzo altissimo, inutile nascondercelo.
Abbiamo sofferto, soffriamo e soffriremo.
E ne usciremo solo stando uniti, perché o ci salviamo tutti o non si salva nessuno.
Ciascuno di noi, io per prima, nutriamo preoccupazioni, se non per noi, per i nostri cari, per il nostro lavoro, per il nostro mondo intorno.
Ce la faremo e usciremo cambiati, perché questo è un trauma e i traumi ci cambiano nel profondo e lo stesso capiterà dopo questo passaggio del Covid.
Quello che ho scritto quasi 5 anni fa “contro” il terrorismo e per la vita, vale anche oggi “contro” il corona virus e per la vita.
Il 12 marzo scrivevo: “Sono certa che torneremo più forti, avendo riscoperto valori più alti e più sani, più carichi di amore, pronti a darlo e a riceverlo, questo amore, in maniera più sana e funzionale.”
No non sono certa che torneremo più forti e credo che molti perderanno per strada anche quei pochi valori più alti e più sani che possedevano prima, semmai ne avessero posseduto qualcuno.
Credo che sia necessario e indispensabile, invece, armarci di coraggio, pazienza, amore per noi stessi e solidarietà, unità. buon senso e voglia pacifica di lottare pacificamente.
Coraggio. Sono vicina a te, a tutte quelli che mi leggono e porto una parola di incoraggiamento, dalla mia preoccupazione ma anche dal mio coraggio, a tutte voi, a te e a coloro che ami.
#noineusciremopiùforti non è affatto vero. Mi sono sbagliata, è un errore. E’ una stupidaggine.
Invece sostengo che dobbiamo essere razionali, uniti, solidali.
Amorevoli.
Il coraggio: perché ne hai quanto ti serve
Scrivo questo articolo a nove giorni dai fatti di Parigi (e mentre il terrore paralizza Bruxelles): una città meravigliosa – la città più bella e più amata al mondo per antonomasia, una delle capitali della libertà personale e di espressione – è stata brutalmente attaccata. I civili – le persone “come noi”, sono stati aggrediti, feriti o uccisi mentre facevano delle cose normalissime, “come noi”, il venerdì sera, “come facciamo noi” persone normali nelle nostre vite normali: assistere a un concerto rock, guardare uno spettacolo teatrale, pomiciare e flirtare in un ristorantino, passeggiare per strada e godersi una magnifica città (e sempre, pomiciando e strofinandosi e coccolandosi tra mariti e mogli, fidanzate e fidanzati, genitori e figli, anche al di fuori del ristorantino, perché questo è quello che si fa e si deve fare in una vita “normale”, al venerdì sera, molti sono morti o hanno visto morire i loro cari stando vicini e abbracciandosi). E quello che è accaduto, per come è accaduto può fare perdere il coraggio.
Perché si tratta di eventi inspiegabili – apparentemente – e disperanti. Io in realtà li spiego con la psicopatologia che anima gli stronzi, la stessa degli stronzi che ci girano spesso intorno, in ufficio, nel mondo di tutti i giorni e, ahimé, talvolta anche in famiglia. Sono stronzi allo stesso modo, quelli che hanno il kalashnikov e quelli che non ce l’hanno. Solo che quelli che non hanno il kalashnikov hanno armi diverse. Gli stronzi esistono e proliferano, sono in mezzo a noi. E noi dobbiamo avere coraggio. E ce l’abbiamo, tranquilla.
Tornando ai fatti di Parigi viene normale pensare: “allora potrebbe accadere anche a noi, che siamo e viviamo “come loro””. E da qui ecco che i toni che si alzano, la benzina viene gettata sul fuoco dell’emotività, al bar, in ufficio, in famiglia e sui famigerati social network dove l’idiota medio è diventato il vero terrorista mentale. E questo terrorista mentale non è altro che uno stronzo, che va evitato, come tutti gli altri. Con coraggio.
Spesso invece ci si fa “fagocitare” dal mondo degli stronzi e allora che cosa succede? E’ successo anche che qualche lettrice di questo blog che probabilmente ha passato ore e ore a leggersi tutte le cronache, nei minimi dettagli con il gusto di chi si gode i film dell’orrore, forse per esorcizzare la paura, forse per cercare sollievo all’angoscia attraverso la sensazione del controllo data dall’ingurgitare dettagli, è arrivata qui, colma di ansia e di paura. E ci credo, ragazza mia, se leggi orrore, se guardi orrore, se ascolti orrore, sarai piena di orrore e l’orrore ti inonderà e prevarrà nella tua vita. Riempiendoti di paura e togliendoti la speranza, alla faccia del coraggio.
Questa lettrice che, irresponsabilmente verso se stessa, non ha messo un freno al flusso di orrore, ha chiesto invece alle altre lettrici pace, tranquillità e serenità.
E’ un atteggiamento comune a molte persone, quello di chiedere all’esterno ciò che non si vuole cercare al proprio interno. Capita spesso che chi si nutre di orrore, leggendo e rileggendo cronache orrorifiche, poi pretenda dagli altri speranza. La vita emotiva delle persone è fatta di questi paradossi.
Allora, io, che non avevo intenzione di dedicare spazio ai fatti di Parigi dato che pensavo di non poter aggiungere molto al gran rumore, alla fine ho deciso di scrivere questo articolo dedicato al coraggio e alla speranza.
Con un duplice scopo: il primo è quello di ricordare a coloro che vengono su questo blog solo ad ammorbarci con i loro dispiaceri di serie B (e forse C, D, fino alla Z), che è necessario, per loro prima di tutto e poi per noi e per un mondo più vivibile, che imparino a considerare se stesse e i loro dispiaceri collocandoli nel “quadro più grande” dell’esistenza (nulla di religioso o di spirituale, per carità, solo concreta realtà). Non ci vuole nemmeno un gran coraggio a farlo.
La vita (perfino quella di queste persone con grandi dispiaceri di serie B e C etc) è molto più ricca e sensata della storiella scema e noiosa con un perditempo che non risponde su whatsapp. Prima lo si capisce, prima si raggiunge la felicità. Il secondo scopo di questo articolo è dare coraggio e speranza a tutte quelle persone che vivono un momento di difficoltà personale o che sono state toccate nel profondo da quanto è successo anche perché magari-chissà-forse ciò che è successo nel pubblico, alimenta e si aggiunge, per loro, ad ansie preoccupazioni già precedenti, più private (vi sono vicina, care mie, avete la mia comprensione).
Il fatto è che per raggiungere pace, tranquillità e serenità, per avere coraggio in un momento difficile e per nutrire la speranza, è necessario che ognuno faccia la propria parte. Il coraggio e la speranza non te li puoi aspettare dagli altri – che si cagano sotto più e sono più inadeguati, vigliacchi e disperati di quanto pensi di essere tu – ma li devi nutrire in te stessa, coltivare, far crescere. In che modo?
Il coraggio nutre la speranza
Ti dò il mio “metodo” se si può chiamare così e ti anticipo che di motivi per avere paura ne ho anch’io. Per esempio vivo tra due grandi città che sono nel mirino dei terroristi. Non possiedo un’auto e la metropolitana è il mio mezzo di trasporto preferito. Mi trovo spesso in posti affollati. E ciononostante non ho paura. O meglio, ne ho, ma come altre volte nella mia vita, ho deciso che gli stronzi non prevarranno, perché di paura ne ho avuta tanta nella mia vita, tante volte e per tante ragioni (alcune sensate, altre meno sensate) e alla fine, una soluzione è sempre saltata fuori. Ne sono uscita. So anche che la paura non lascerà mai del tutto me, come non lascerà mai del tutto nessun altro essere umano normale e sano e quindi preferisco che i miei valori resistano di fronte a chi mi vorrebbe far paura (e talvolta me la fa). E così ho scoperto che alla fine, con la mia paura addosso e insieme al mio coraggio, riesco a nutrire la speranza. Anche quando grandi motivi per sperare non ce ne sono.
"Coraggio ce l’ho. È la paura che mi frega. Antonio Albanese"
Ma dov’è che andiamo a recuperare il nostro coraggio, dato che sì, il coraggio ce lo possiamo dare e soprattutto già lo abbiamo ma non lo sappiamo?
Incomincia a considerare tutte quelle situazioni in cui ci vuole coraggio e ci è voluto coraggio e tu ce lo metti o ce lo hai messo…
Il coraggio serve per darsi il tempo e il modo di trovare l’uomo giusto, senza dover cadere tra le braccia del primo cascamorto che passa di lì per paura di rimanere sole, perché prese dall’ansia mortale di essere vecchie, perché la mamma mi considera una fallita o gli uomini una zitella acida o le amiche sono tutte sposate o fidanzate e il venerdì non so con chi andare a mangiare una pizza e mi tocca stare sul divano da sola.
Il coraggio serve per abbandonare situazioni e relazioni squallide o di abuso o sterili e avvilenti anche se – come tante situazioni sterili e avvilenti – portano dei vantaggi collaterali a chi ha modi disfunzionali di amare e di farsi amare. Il coraggio serve per lasciare situazioni disfunzionali e magari una casa in cui si è abitato per tanti anni e una certa tranquillità economica (che spesso è dipendenza economica, un’ottima scusa per mantenere la dipendenza emotiva e rimanere inchiodate e fare una vita d’inferno, raccontandosi che non si può ambire a nulla di meglio e di più).
Speranza: da dove viene
Il coraggio serve quando l’uomo che credevi fosse per sempre ti lascia.
Il coraggio serve per iniziare una separazione e un divorzio; per presentarsi in un aula di tribunale dove si decide del tuo futuro e di quello dei tuoi figli. Il coraggio serve per allevare i propri figli in una coppia a metà o tutte da sole.
Il coraggio serve per decidere di iniziare una relazione (di quelle vere, non di quelle da whatsapp), per sposarsi, per pensare di avere un figlio, per portare avanti una gravidanza, per entrare in sala parto e soprattutto per uscirne, con quella nuova vita con te, della quale sarai responsabile per un bel po’.
Il coraggio serve per affrontare una interruzione di gravidanza, che sia in solitudine o in coppia. E tutto quel che ne consegue.
Il coraggio serve per accompagnare i figli a scuola e nelle loro frustazioni e difficioltà normali che per te sono terribili (e per loro anche).
Il coraggio serve per andare a trovare i propri genitori e accorgersi che negli anni il tempo è passato, sì, anche per loro, anche per mamma e papà, ma è meglio che tu faccia finta di non accorgertene, ancora per un po’.
Il coraggio serve per affrontare i grandi lutti e le perdite della vita. Serve per andare a fare un esame (all’università), un altro esame (in ospedale) e per andare a sapere come è andata. Quanto coraggio ci vuole in entrambi i casi!
Il coraggio serve quando ti licenziano, quando decidi di lasciare un “posto fisso” e per aprire la tua piccola (o grande impresa). Il coraggio serve in un colloquio di lavoro. Il coraggio serve quando ti sta venendo il ciclo e sei piegata in due dai dolori e devi fare quella presentazione importante davanti a capi e colleghi.
"Senza la speranza è impossibile trovare l’insperato. Eraclito"
Il coraggio serve nelle riunioni in cui sei l’unica donna e i tuoi colleghi fanno battute sessiste e offensive, e no, scusa, magari no, c’è un’altra donna in riunione e sta dalla “loro parte” e ridacchia e si scoscia, la cretina, e fa battute ancora più sessiste del più stronzo sessista cretino in sala, perché come ci sono gli stronzi e i cretini ci sono pure le stronze e le cretine.
Il coraggio ci vuole per scoprire che il tempo passa anche per te, che il tuo corpo cambia e tu cambi. Ce la farai?
Sono un sacco le situazioni in cui ci vuole coraggio e tu, le tue situazioni-coraggio le conosci meglio di me e meglio di chiunque altro. E sai bene che hai affrontato un sacco di situazioni-coraggio, quando avevi tanta tanta paura e avresti voluto fare di tutto tranne che affrontarle. Le hai affrontate. Punto. Bene, male, così-così: fatto sta che le hai affrontate.
E allora, da dove viene la speranza, per te, per il tuo futuro e per quello dei tuoi figli? La speranza ti giunge proprio da questo coraggio, anche se temi di non averlo e di non averlo mai avuto.
Viene dal fatto, che nella vita – nella vita di tutti – accade che ci sia della melma. Talvolta si tratta di piogge torrenziali di melma, talvolta solo di schizzi. E, la melma c’è, sopravviene o accade, nella vita di tutti. Tu non hai l’esclusiva. Perché la melma fa parte della vita. E se prendi consapevolezza che la melma fa parte della vita e accetti, sembra strano ma la speranza – sana – aumenta .
Poi la speranza viene dalla considerazione che, facile o difficile che sia, questo mondo è pieno di opportunità più di qualsiasi altro mondo in qualsiasi altro tempo. Viene dal fatto che la nostra vita media si è allungata e la nostra qualità della vita è aumentata talmente che possiamo contare su molte svolte e molti cambiamenti radicali nella nostra esistenza individuale.
Viene dal fatto che tu – e anch’io e tutti noi – abbiamo più risorse positive di quanto lontanamente sospettiamo e l’unica cosa da fare è vivere un giorno alla volta con in testa l’idea chiara che sono i nostri valori quelli che portiamo avanti, costi quel che costi (e in mezzo ai valori ci siamo noi), alla faccia degli stronzi di ogni colore e provenienza.
Aspetto i tuoi commenti, aspetto le storie di tutte quelle volte che hai avuto paura e hai sperimentato il coraggio.
(Si astengano le finte disperate da Facebook e da Whatsapp, che quelle si danno arie da donne che soffrono ma sono bambine che non sanno che cosa sia l’amore, quindi difficile che lo sperimentino davvero).
Abituiamoci a mettere a tacere le stupidaggini – da dovunque provengano – e perseguiamo il nostro interesse e i nostri principi, con equilibro e con fiducia nelle nostre risorse personali. Questo significa avere speranza e coraggio. E vincere il terrore.
#stiamouniti
Erica 9 anni fa (23 Novembre 2015 10:38)
Ilaria Cardani 9 anni fa (23 Novembre 2015 11:14)
Grazie a tutte per le vostre storie, tutte e belle e tutte estremamente toccanti. Mi stanno insegnando e ispirando molto. Vi saluto molto caramente. :)carla 9 anni fa (23 Novembre 2015 12:16)
Gea 9 anni fa (23 Novembre 2015 13:37)
bianca 9 anni fa (23 Novembre 2015 13:32)
Ilaria Cardani 9 anni fa (23 Novembre 2015 13:47)
Pensare prima di scrivere. Leggere l'articolo prima di commentare. Pensare prima, servirebbe anche nelle relazioni di cui parli. Punto.bianca 9 anni fa (23 Novembre 2015 13:56)
Grazie IlariaTauriel 9 anni fa (23 Novembre 2015 14:12)
_al_ 9 anni fa (23 Novembre 2015 14:30)
valentina.maidiremai 9 anni fa (23 Novembre 2015 14:55)
Sasa 9 anni fa (23 Novembre 2015 15:15)
Maria 9 anni fa (23 Novembre 2015 15:24)
Grazie Ilaria!Alessai 9 anni fa (23 Novembre 2015 15:50)
Adri 9 anni fa (22 Novembre 2015 23:44)
Ilaria Cardani 9 anni fa (22 Novembre 2015 23:53)
Adri 9 anni fa (23 Novembre 2015 0:08)
Gea 9 anni fa (23 Novembre 2015 11:29)
Adri 9 anni fa (23 Novembre 2015 15:21)
Grazie delle tue parole Gea :) Mi sento tanto rincuorata. Ma poi sarà vero coraggio oppure è solo una spinta dell'esasperazione? Me lo chiedo da sempre.Gea 9 anni fa (23 Novembre 2015 16:04)
Adri, non importa da dove venga né perché... c'è e basta. Cavalca questa energia e vai avanti! ;-)Alessandra 9 anni fa (23 Novembre 2015 13:54)
Adri 9 anni fa (23 Novembre 2015 15:30)
Erica 9 anni fa (23 Novembre 2015 11:53)
Adri 9 anni fa (23 Novembre 2015 15:27)
Gea 9 anni fa (23 Novembre 2015 16:07)
In bocca al lupo Adri! ;-)Irene 9 anni fa (23 Novembre 2015 18:18)
Ilaria Cardani 9 anni fa (23 Novembre 2015 18:36)
Irene 9 anni fa (23 Novembre 2015 18:50)
Sì ho letto attentamente questo articolo come molti altri, e anche i commenti. A prestohelen 9 anni fa (23 Novembre 2015 17:52)
Gea 9 anni fa (23 Novembre 2015 18:59)
Bentornata Helen, mi sei mancata! :-) Scrivici i tuoi momenti di coraggio: di sicuro ne hai tanti da raccontare! Un abbraccio ;-)Francesco 9 anni fa (23 Novembre 2015 17:06)
Complimenti..un articolo fantastico..parole e contenuti di uno spessore enorme..molto utili in questo mio momento di difficoltà ..GRAZIE !!!Ilaria Cardani 9 anni fa (23 Novembre 2015 17:11)
Gea 9 anni fa (23 Novembre 2015 18:51)
Ilaria Cardani 9 anni fa (23 Novembre 2015 19:04)
Gea 9 anni fa (23 Novembre 2015 18:56)
Vedo un -1 al commento di Francesco... un piccolo esempio dei motivi per cui gli uomini si esprimano poco sul blog, mi sa...Goldie 9 anni fa (23 Novembre 2015 19:37)
Bello, grazie, ho avuto molto coraggio, questione di sopravvivenza spesso dovuta a situazioni non volute. Altro giro, altra giostra. Coraggio a tutteErica 9 anni fa (23 Novembre 2015 18:49)
Può darsi Ilaria, voglio sperare che sia così:)Ilaria Cardani 9 anni fa (23 Novembre 2015 19:38)
Irene 9 anni fa (23 Novembre 2015 19:34)
Ilaria Cardani 9 anni fa (23 Novembre 2015 19:40)
Bene. Grazie per le precisazioni.Roberto 9 anni fa (23 Novembre 2015 20:28)
baby 9 anni fa (23 Novembre 2015 21:32)