Un uomo violento. Una donna violenta. La violenza.
C’è di peggio al mondo?
La violenza è il male, è l’inferno, è la morte, la distruzione, l’arretratezza, la disumanità, l’orrore, la negazione della gioia e della vita, della gioia per la vita, l’opposto dell’amore.
La violenza è la bestialità – intesa come il peggio degli istinti che sono nella psiche umana – dell’essere umano disadattato, incapace di vivere e di adattarsi al mondo e agli altri.
Incapace di considerare se stesso e gli altri come persone.
L’essenza della violenza è la de-personalizzazione.
È la cancellazione della persona (di chi è violento e di chi subisce violenza) in quanto tale, in quanto essere sacro e intoccabile la cui esistenza ha un significato e un senso misterioso e degno di rispetto illimitato, a prescindere.
Scrivo questo articolo l’11 settembre, il giorno dell’anniversario di un evento che le persone della mia generazione considerano uno dei più violenti nella nostra esperienza di vita a livello globale, l’abbattimento delle Torri Gemelle, le Twin Towers, a New York e altri contemporanei attentati al Pentagono e su un paio di voli di linea.
Quell’evento sembra già dimenticato in questo secolo che non è breve come il precedente, ma corre, in tutti i sensi, a una velocità impazzita e spesso non nelle direzioni giuste.
La violenza che ci circonda possiamo fermarla ed evitare che entri nelle nostre vite.
E questo richiede la nostra buona volontà.
I media in questi giorni ci riportano notizie di violenze inaudite e inaccettabili sparse per il mondo e soprattutto in casa nostra.
Violenze fatte di parole, opere e omissioni.
Perché molte colpe e molti orrori sono anche fatte di omissioni.
C’è lo dice il “Confiteor (Mea culpa)” cattolico, ma ce lo dicono anche tanti comportamenti in coppia e che riguardano la coppia.
Le omissioni sono colpe, atti di violenza, le omissioni con i propri cari e con i partner più di tutte.
Leggiamo notizie di omicidi efferati e compiuti senza ragione che mettono fine a vite giovani e promettenti, di crudeli aggressioni sessuali su minorenni o giovani donne, omicidi di “amici” per intascare misere eredità, concesse con una buona fede quasi morbosa.
Eppoi i soliti femminicidi, orrore nell’orrore, perché la vittima, in teoria, dovrebbe essere la persona “amata”.
Ecco, quest’ultima è proprio una stronzata colossale.
Poi c’è la violenza sui bambini, sui disabili, sugli anziani.
L’antica legge di umanità e di solidarietà naturale che tutelava per primi “donne, vecchi e bambini”, non sembra valere più.
In tutto ciò noi, io, tu puoi essere protagonista del cambiamento.
Sappiamo che molta è la violenza che finisce sui giornali, ma molta di più quella che viene agita nelle case, nei locali del divertimento, per strada, nei vari luoghi di incontro, nei posti di lavoro.
Senza che diventi nota.
Tranne rarissime eccezioni, tutta questa violenza viene perpetrata da persone di sesso maschile: gli uomini – lo dicono le statistiche, gli studi, i dati delle presenze nelle case di reclusione – hanno istinti e compiono azioni violente e criminali in modo e in quantità spropositata rispetto a quanto fanno le donne.
Sappiamo anche che c’è una violenza del linguaggio e del linguaggio politico, a livello internazionale, violenza alla quale partecipano anche le donne, ma di cui i più evidenti e vigorosi protagonisti sono gli uomini.
In molti parlano di cultura, intesa come istruzione, oppure intesa come insieme delle norme non scritte di un gruppo di persone, di una nazione, di una etnia, oppure intesa come clima culturale, spirito del tempo.
In molti parlano di educazione al rispetto che deve avvenire attraverso l’educazione formale e istituzionale – la scuola – ma anche nell’imitazione di modelli di riferimento validi, autorevoli, rispettati e ascoltati.
Come gli uomini politici o gli uomini di spettacolo, gli influencer.
Capirai.
Ma noi, invece, non possiamo fare proprio niente?
Io credo che noi donne possiamo fare molto, moltissimo per sradicare la violenza dalla nostra vita privata e pubblica o per lo meno per ridurla drasticamente.
In un modo molto semplice: rifiutandola sotto tutte le sue forme.
Magari, certo, come dicono fin troppi, non insegnandola ai nostri figli.
Questa è una vecchia storia.
Non si può insegnare ai propri figli che la violenza è male e poi stare con un uomo violento, accettare che lui sia violento con te o con i tuoi figli o con altri.
Oppure essere violente con loro e di fronte a loro, per prime.
Teniamo presente che vi è violenza anche in molte separazioni e in molti divorzi e che i figli non solo sono oggetto di violenza, in questi casi, ma sono anche gli “oggetti” attraverso i quali si fa violenza.
A proposito di depersonalizzazione.
E poi c’è un modo efficacissimo per dissuadere gli uomini dalla violenza.
Allontanarsi da tutti quelli che agiscono in modo violento.
Uomo violento: come riconoscerlo
Dobbiamo ammettere una triste verità.
Spesso la violenza viene interpretata come potere e come forza. In modo positivo.
È non solo l’orientamento di una certa cultura maschile e maschilista, ma anche quello di molte donne che identificano nell’uomo “fisicato” (termine che mi è toccato ancora leggere qualche giorno fa in un commento sul blog), muscoloso, dall’aspetto aggressivo e dal fare deciso, per non dire prepotente, i tratti della vera virilità.
Sia chiaro: le persone che fanno sport, si allenano con passione e in modo sano hanno tutta la mia stima, che siano uomini o siano donne.
L’esercizio fisico è salute.
L’ossessione, l’ostentazione, il ridurre se stessi solo a un fisico scolpito non è sano, rasenta la perversione, fa sorgere sospetti sull’equilibrio emotivo della persona, che sia uomo o sia donna.
Così pure quando questa ostentazione viene “amplificata” dalla presenza continua e narcisistica sui social network, dove ci si trasforma sottomarche di modelli e attori famosi.
A rieccoci con la depersonalizzazione.
Perché quello/a rappresentato/a, selfiezzato/a, tutto/a muscoli ed espressione incattivita o con il tacco 12 e le curve bene in mostra, non sono io, ma l’immagine depersonalizzata di me.
Io che divento un oggetto e non sono più una persona. E questa trasformazione sono io ad attuarla.
Chissà che cosa ci si può aspettare da un tipo o una tipa come me.
Uomo violento: evitarlo e proteggersi
Veniamo a noi, alle nostre vite, alle nostre relazioni di coppia.
Due premesse importanti.
La prima è che è molto probabile che un uomo violento si trascini dietro un bagaglio di sofferenze e soprattutto una incapacità di adattamento che gli procurano seri disagi.
Ci spiace, per carità.
Rimane un uomo violento.
Quindi tu non gli devi fare da crocerossina e da psicologa perché l’unico risultato che puoi ottenere è che la sua violenza, fisica e/o psicologica, ti massacri.
Chiaro?
Un uomo violento deve stare fuori dalla tua vita anche perché le complessità che eventualmente si porta dietro possono essere fonte di grane aggiuntive rispetto a quelle della violenza.
Che già da sola non è affatto poca cosa.
Ricordati che lui può dichiarare di amarti cento volte e che tu puoi anche pensare di amarlo.
Capita molto spesso.
Ma questo non è amore e questo non ha nulla a che fare con l’amore.
La seconda premessa è che spesso un uomo violento ha un aspetto che dice tutto di lui, cioè ha il classico atteggiamento e la classica apparenza da capobranco di banda di periferia degradata (oggi sono particolarmente politicamente corretta, si vede che certi fatti mi hanno un po’ esasperato).
Ma molto più spesso ha un aspetto mite. “A posto”, innocuo, perfino da candido “sfigato”.
E magari mentre il primo può avere un atteggiamento focoso e appassionato, il secondo può essere pieno di romanticismo e di trasporto.
E allora tu come fai a cogliere, soprattutto ai primi incontri, i segnali che ti dicono che è un uomo violento e che può rendere la tua vita un inferno?
Un uomo violento usa un linguaggio violento. Aggressivo e volgare.
Usa termini offensivi verso gli alti, discriminatori, razzisti, pieni di disprezzo.
Rivela rabbia o rancore verso le persone fragili, gli anziani, quelli che considera non aderenti a canoni estetici per lui di valore.
Alza la voce.
Ha scatti d’ira immotivati o per futili motivi, anche verso terzi.
Manifesta poca stima e poco rispetto delle donne e fa capire che le donne hanno un senso per lui solo se giovani e belle.
Tratta male coloro che non stima, dei quali non ha bisogno o che considera “inferiori” (osservate sempre come un uomo tratta i camerieri, capirete molto di lui).
Minaccia te o altri (anche persone assenti o irraggiungibili).
Non usa la buona educazione e la buona creanza, magari anche solo per “distrazione” (è il caso di colui che ha un aspetto rispettabile, ma poi rivela la verità su di sé con significativi “errori di distrazione”).
Non tratta tutti allo stesso modo, dal punto di vista del rispetto e della buona educazione.
Ha scatti di ira durante i quali offende a caso chi capita, lancia oggetti, rompe oggetti, picchia pugni su tavoli muri o compie azioni similari e guida in modo molto spericolato: questo lo fa perché sta agendo già una violenza vera e propria, intesa a spaventare chi gli è accanto, per controllarlo.
Usa questa violenza per mettere le mani avanti, segnare il territorio.
Non rispetta le regole anche le più banali, ovvie e semplici da rispettare: non mette la mascherina in tempo di pandemia (ma dico io, sul serio si può considerare questa una regola tanto astrusa e tanto difficile da rispettare?), non rispetta il codice della strada, quindi i limiti di velocità, i divieti di sosta, accelera in prossimità delle strisce pedonali anziché fermarsi, parcheggia in doppia fila, parcheggia sulle strisce pedonali, passa col rosso.
Attacca briga.
Fa il furbetto: non paga le tasse e usa stupidi trucchetti per trarre piccoli vantaggi ai danni della comunità.
È disonesto.
È disonesto e bugiardo con la propria compagna.
Svaluta, disprezza, offende la propria compagna, magari “celando” queste offese dietro a battute spiritose o a sciocche frecciate.
Tenta di o riesce a tagliare le file, perché lui non ha tempo di seguire questa regoletta di civiltà, mentre gli altri sono tutti gessi.
Assume un comportamento di tipo aggressivo-passivo, cioè magari tiene il muso per giorni o se viene contrariato si vendica con diversi tipi di ripicche.
Fa il bullo. Denigra gli altri, è prepotente e ritiene giusto sopraffare nemici o persone che non gli vanno a genio o non fanno quello che lui vuole,
Ha una bassa tolleranza alle frustrazioni o ai piccoli problemi della vita è lo dimostra con ira e rancore sproporzionati.
È a disagio con le proprie emozioni e con quelle degli altri, manca di empatia.
È arrabbiato sempre o si arrabbia spesso.
Non si assume le proprie responsabilità e “dà la colpa sempre agli altri”
Ha un senso distorto del proprio onore e della propria dignità: pensa che onore e dignità siano dimostrati da prove di forza stolida, da forza fisica o da durezza e rigidità di carattere e non da umanità, flessibilità, apertura verso gli altri, solidarietà.
Per questo è permaloso e si offende facilmente, aumentando la propria aggressività.
Alza le mani. Lo dovevo proprio specificare?
Come trattare un uomo violento usando il tuo potere personale
Converrai con me che frequentare o vivere con un uomo del genere dev’essere un’esperienza meravigliosa e piena di gioia e di allegria.
Eppure molte donne frequentano questo genere di uomini, ci vivono e addirittura li amano. È tutto bellissimo.
Pensa un po’ se invece attorno a questi uomini ci fosse il vuoto, ci fosse terra bruciata…
Ora, sia chiaro, questi uomini vanno lasciati e tenuti a distanza perché sono pericolosi e tu meriti molto di più.
E allo stesso tempo, come ti sentiresti se fossi capace di andartene al primo cenno di violenza, tipo un pugno sul tavolo, l’insulto a una persona straniera o a una frase seccata pronunciata con voce alterata?
O anche di fronte al fatto che il nostro vigliacco pirata della strada non si ferma sulle strisce, taglia la fila, passa col rosso o parcheggia in divieto?
Quanto ti sentiresti forte, nel pieno dei tuoi poteri e invincibile?
Anche per aver contribuito con la tua piccola-grande decisione a rendere migliore questo mondo?
Come ti sentiresti a livello di autostima?
Quando un uomo è violento sei tu che devi e puoi scegliere.
Emily 4 anni fa (13 Settembre 2020 9:59)
Nina 4 anni fa (13 Settembre 2020 11:13)
Cla 4 anni fa (13 Settembre 2020 11:55)
Livia 4 anni fa (12 Settembre 2020 22:18)
Alisia 4 anni fa (13 Settembre 2020 12:21)
Serena 4 anni fa (13 Settembre 2020 21:36)
Rita 4 anni fa (14 Settembre 2020 21:03)
Cristina 4 anni fa (17 Settembre 2020 11:36)
Vic 4 anni fa (17 Settembre 2020 12:45)
Cristina 4 anni fa (17 Settembre 2020 13:06)
Ilaria Cardani 4 anni fa (17 Settembre 2020 13:50)
Silvia 4 anni fa (17 Settembre 2020 14:07)
Cristina 4 anni fa (17 Settembre 2020 16:52)
Emanuele 4 anni fa (17 Settembre 2020 14:54)
AnnaV 4 anni fa (17 Settembre 2020 20:09)
Puoi chiedere che ne pensa lei. Mi pare strano che non abbia notato la cosa, a meno che lui non l’abbia volontariamente inserito in un gruppo separato.Ilaria Cardani 4 anni fa (17 Settembre 2020 21:20)
Cristina 4 anni fa (17 Settembre 2020 22:08)
Ilaria Cardani 4 anni fa (17 Settembre 2020 23:36)
Basta, fine del discorso. Tout se tient, come dicono i francesi, tutto collegato, tutto come previsto. Grandi affari per i salumieri, come al solito...AnnaV 4 anni fa (18 Settembre 2020 23:09)
Infatti ...FrancescaF 4 anni fa (13 Settembre 2020 10:38)
Serena 4 anni fa (13 Settembre 2020 21:38)
Stupendo quel monologo Francesca, e perfettamente attinente al periodo che stiamo vivendo.AnnaV 4 anni fa (19 Settembre 2020 14:58)
A chi lo dici ... (grazie per la condivisione)Sandra 4 anni fa (24 Gennaio 2021 11:15)